Tra i molti side project sfornati nel 2005 (Audiovision, Flagship), i Divine Fire sono quelli che hanno dato più soddisfazione al frontman dei Narnia Christian Rivel: due album usciti nel giro di pochi mesi ("Glory thy name" e "Hero", in cui era contenuta una splendida cover di "Show must go on" dei Queen), un tour in Giappone di spalla ai nostri Vision Divine e Skylark e all'arrivo del 2006 una breve pausa per promuovere l'uscita di "Enter the gate" dei Narnia (la band alla quale Rivel dà la priorità assoluta) prima di riaccendere il fuoco divino in compagnia del fido Jani Stefanovic, a cui ha affidato le parti di batteria, chitarra, tastiere, growls e arrangiamenti orchestrali. Pur continuando a cavalcare l'onda dell'epic-symphonic-melodic power metal, rispetto ai suoi predecessori "Into a new dimension" risulta essere molto più diretto, veloce ed estremo, inserendo troppi inserti di growl che nella metà dei brani si alternano a parti melodiche, corali e operistiche ("Alive", "Facing the liar", "All for one", "The final victory") creando uno strano incontro Rhapsody-Sonata Arctica e In Flames-Children of Bodom. Meglio riuscite perchè più legate alla struttura classica del power-symphonic metal le restanti tracce dai refrains anthemici e tastiere pompose unite al massiccio lavoro alla chitarra del Narnia Carl Johan Grimmark potenziato dagli interventi sporadici degli special guests Patrick Gardberg e Pontus Norgren (Talisman), il tutto ovviamente accompagnato da testi che, in linea con il pensiero "riveliano", traboccano di passione cristiana e completa devozione all'Onnipotente (qualche estreatto: "All for one in His service, in Christ we are strong", "The son of man's calling me", "Prince of peace, lord of lords", "There's no one like you, you are alpha and omega, we rock for the king"), a cui Rivel dedica queste parole: "Thank to my God and saviour for breathing you spirit of life and to serve your kingdom of light in Divine fire". Due strumentali: "Vision of the new dawn" è il solito breve intro già sentito più volte altrove (Rhapsody), "The last encore" si distingue per l'uso costante del violino, un drumming poderoso e le solite voci operistiche ad accrescere l'atmosfera epico-minacciosa, in conclusione possiamo dire che il disco non soddisfa nè i fans del power nè quelli del metal estremo, aggiungiamoci anche l'esigua durata che si allunga leggermente nella versione giapponese con la cover di "Free like an eagle" dei Talk Of The Town e rimandiamo chi fosse interessato a conoscere meglio la band all'acquisto di "Hero".