I
Byrdi sono un duo norvegese dedito al folk tipico delle proprie terre. Un’altra band che cerca di imitare i Wardruna dopo il loro incredibile e, per certi versi, inaspettato successo? Beh, secondo me sì, e vi spiego il perché…
I nostri sono infatti partiti come gruppo più affine al folk norvegese che a quello norreno antico, quindi con sonorità che, se proprio vogliamo tirare in ballo un paragone, potrebbero far pensare agli Ulver di “
Kveldssanger” (chitarre acustiche, voce, suoni della natura), ma senza spingersi troppo in là. Cosa che hanno iniziato a fare pian piano e che è culminata in questo nuovo lavoro, il terzo della discografia del duo, che è anche il primo completamente devoto alle sonorità ancestrali tanto in voga in questo periodo.
Ecco quindi arrivare le percussioni, la nickelharpa, i cori solenni, e anche l’arpa, suonata dalla nuova entrata
Gulia Wyrd-Svartskog. Secondo il comunicato della casa discografica, “
Byrjing” è l’album che consacrerà la band. Queste le parole della label: “BYRDI are taking the important step from a highly respected underground act to an established force within the realm of Nordic folk”. Ovviamente è un motto decisamente pompato a dovere, perché, per quanto mi riguarda, l’album in questione potrà anche fargli fare il salto di qualità rispetto ai precedenti, ma siamo tuttavia lontani dai fasti del progetto di
Einar Selvik, di tutt’altro tenore e contenuto.
Chiariamo, il disco è comunque interessante se amate queste sonorità, presenta diversi ottimi spunti, ma si sente che lo spessore non è paragonabile ai lavori dei Wardruna e, permettetemi, neanche degli Heilung. I
Byrdi vanno quindi ad aggiungersi alla lunga lista di band che provano a ricreare le antiche atmosfere vichinghe, e ci riescono pure, tutto sommato. La differenza sostanziale, però, è che quando ascolti un album dei Wardruna sei completamente rapito e potresti restare in ascolto per ore, mentre quando metti su i lavori dei gruppi minori, dopo una ventina di minuti subentra la noia. Questo perché non basta inserire qualche coro e qualche strumento antico per suonare al top questa musica, bisogna avere quel quid in più che fa la differenza, e soprattutto deve esserci dietro uno studio incredibile.
Ed è questo il motivo per cui non mi spingo molto più in là della sufficienza, e soprattutto che consiglio l’ascolto dell’album solo a chi è maniacalmente preso dall’estremo nord e vuole ascoltare qualsiasi cosa venga immessa sul mercato. Se siete meno fanatici, c’è sicuramente di meglio in giro, album a cui vale davvero rivolgere la propria attenzione. “
Byrjing” non è tra questi, purtroppo…
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?