Così a memoria, senza supporto di riviste o internet, non ricordo una band che sia riuscita a migliorarsi ogni volta, album dopo album, partendo in ogni caso da un’ottima base fino a giungere dopo quattro lavori ad un livello di eccellenza assoluto che lascia sbalordito anche il sottoscritto, uno dei pochi a credere fin da subito nelle potenzialità dei francesi Heavenly.
Eppure le premesse di questo nuovo “Virus” non erano propriamente eccelse: line-up quasi totalmente rivoluzionata, con la fuoriuscita di uno dei fondatori come il drummer Max Pilo, perso il contratto con una potenza come la Sanctuary ed il declassamento alla ben minore AFM, una cover a nostro giudizio non propriamente azzeccata (a differenza del precedente “Dust to Dust”) e, se vogliamo elencare anche una minuzia, ancora l’ennesimo cambio di logo, quattro differenti su quattro dischi.
Pochi secondi dell’opener “The Dark Memories” e tutti i dubbi scompaiono nel nulla: gli Heavenly mettono a segno una hit tra le migliori della loro carriera, in piena continuità con il loro trademark.
A dispetto di una formazione rimaneggiata, lo stile non cambia di una virgola ed il power metal dei parigini è sempre in bilico tra partiture molto aggressive di chitarra e momenti più sinfonici in cui aleggia lo spirito dei Queen, con la voce di Ben Sotto, ormai vero ed unico leader della band, che la fa da padrone con grande classe, alternando momenti di altissimo screaming ad altri più ragionati e sentiti, quasi interpretati, riuscendo a dare il meglio in entrambi i casi e confermandosi come uno dei singer più validi ed affermati del panorama metal attuale.
Come accennato, “The Dark Memories” parte subito alla grande, consegnandoci un brano power metal al 100% come non se ne sentivano da tempo, veloce, tirato, dotato di un grande feeling, di accompagnamenti di tastiera a dir poco perfetti e delle linee vocali degne dei Sonata Arctica che oggi non ci sono più, ovvero quelle di “Ecliptica” e di “Silence”…tanto è vero che possiamo ascoltare Tony Kakko nella splendida “Wasted Time” duettare con Ben Sotto, ma ben pochi sembrano essersene accorti…
Anche le cadenzata “Spill Blood on Fire”, poi presente anche cantata in lingua giapponese come bonus track (spettacolare!!!) e scelta come primo singolo del disco, dimostra in breve tempo tutto il suo valore, così come i brani più speed come la titletrack “Virus” e la successiva “The Power and the Fury”, anch’esse dotate di chorus decisamente stellari e sopra la media, ed in cui il superstite chitarrista Charlie Corbiaux si e ci diletta con ottimi assoli ed un eccellente gusto per la melodia.
“Virus” prosegue su livelli eccelsi, senza grandi cali di tensione, con “Bravery in the Field”, la magniloquente e cattiva “Liberty” e la maestosa e celestiale “The Prince of the World”, mentre un po’ più canonica e banale appare “When the Rain Begins to Fall”, che in ogni caso si segnala per degli ottimi inserimenti elettronici e per un cantato femminile interessante.
Nell’edizione jap del disco come detto troviamo in conclusione “Spill Blood on Fire”, identica all’originale ma cantata da Ben in giapponese e vi assicuro che il risultato è uno spettacolo, obbligatoria per tutti gli amanti del Giappone come il sottoscritto, così come “Virus” è obbligatorio per tutti gli amanti del power metal, un disco assolutamente strepitoso, che ovviamente non inventa nulla di nuovo, ma che farà la felicità di tutti gli amanti di Gamma Ray, Stratovarius e compagnia bella, anche se ormai dopo tutti questi anni gli Heavenly hanno assunto una loro propria identità ed una qualità, ahimè, superiore di gran lunga alle ultime uscite dei mostri sacri del passato. Avanti così Heavenly, nell’Olimpo del Power!