Penso che quando nell’ascolto di un disco, non si ha quella voglia di staccare dopo neanche dieci minuti, e non sale l’istinto di buttare giù dalla finestra l’album per non volerlo più rivedere neanche in eventuali stacchi pubblicitari o per radio, qualcosa è scattato. No, non parlo della consueta scintilla amorosa, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, ma ci andiamo molto vicini.
“No Escape...” dei
Night Prowler si candida ad essere il disco dove ogni amante delle sonorità più classiche potrebbe trovare quest’ultima sensazione appena descritta. Quasi 41 minuti di puro heavy metal con tinte molto anni Ottanta che sembrano portare in una macchina del tempo. Va chiarito, prima di andare nel dettaglio dei pezzi, che il disco è una re-release del debut album uscito nel 2018, e uscito nuovamente quest’anno in vinile con un diverso artwork per la
Dying Victims.
Scordatevi canzoni intricate, pulizia tecnica e nella produzione, o un songwriting particolarmente ricercato. I
Night Prowler, quintetto proveniente dal Brasile, hanno proprio nell’immediatezza del sound il loro punto forte. Diverse le influenze nel sound proposto, visto che la band si destreggia con una consapevolezza delle proprie abilità da far paura, soprattutto per essere una band al debutto, tra cavalcate metal nello stile dei primi Iron Maiden, come nell’iniziale
“Make It Real” ,ad assoli dal gusto moto melodico che a tratti mi hanno ricordato Vinnie Moore, presenti nella bellissima
“Stranger”, e infine a un uso di tastiere mai troppo invasivo, ma che viene usato per creare la giusta atmosfera nei momenti giusti. Se pensate che
“No Escape...” non possa ancora convincervi nel tentativo di dargli un ascolto, poiché cercate ritornelli capaci di quella magia di restare incollati in testa, ascoltate l’accoppiata
“Love Hard Girls” e
“Burning Desire”, che sembrano essere uscite direttamente dalla penna di quelle band con i capelli talmente cotonati e profumati tanto in voga negli eighites, da far invidia a certe signore che escono dai saloni di bellezza dopo solo quattro ore. Vi sfido inoltre a non tenere il ritmo con
“Never Surrender”, coinvolgente e sicuramente uno dei pezzi più papabili quando si potrà tornare a suonare live, mentre c’è spazio anche per la strumentale
“The Witches Curse”, che mette in buona luce tutte le capacità della band.
Che altro dire? Complimenti ai
Night Prowler per aver pubblicato un disco che spazza via tutti quei difetti che hanno molte di quelle band che recuperano un certo tipo di sonorità, senza cadere in eccessivi auto citazionismi, o produzioni eccessivamente rifinite. Se il gruppo continuerà su questa scia, ci sarà sicuramente a disposizione della gran musica per coloro ancora aggrappati a ricordi di sonorità e tempi mai dimenticati. Nostalgici, ma con le palle.
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