Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:76 min.
Etichetta:Immaginifica

Tracklist

  1. THE DARK PRESENCE
  2. GOLGOTHA
  3. LET ME DIE
  4. RAIN... OF COURSE!
  5. INTO THE SEA (APOCATASTASIS)
  6. INTERLUDE
  7. TIDES FROM A FARAWAY SHORE (INSTRUMENTAL)
  8. THE DARK PRESENCE REVELATION
  9. A NEW SUNRISE
  10. CHAPTER LXIV
  11. POSSESSED BY TIME
  12. LAST HERO'S CRUSADE
  13. BOOK OF COMING FORTH BY DAY

Line up

  • Michele Guaitoli: vocals
  • Beatrice Demori: vocals
  • Stefano Debiaso: drums
  • Denis Canciani: bass guitar
  • Marco Falanga: electric and acoustic guitar
  • Luca Zanon: keyboards and flute
  • David Del Fabro: backing vocals, piano, keyboards and duduk

Voto medio utenti

“The Dark Presence” è un disco difficile da molti punti di vista. È difficile da affrontare per la complessità del concept (un “viaggio dell’eroe” che parte dall’Antico Egitto per arrivare al Medioevo); è difficile da recensire perché è comunque il frutto di un lavoro appassionato iniziato da David Del Fabro - mastermind dei Blacksmith Tales - negli Anni Novanta e che vede la luce solo oggi; è difficile da assimilare a causa delle tantissime sonorità che caratterizzano i suoi 76 minuti.

La line-up che accompagna Del Fabro è di tutto rispetto, in particolare la coppia di cantanti Michele Guaitoli (ERA, Visions Of Atlantis, Temperance) e Beatrice Demori, in grado di dare quel gusto rockoperistico all’intero lavoro, soprattutto negli episodi finali (penso alla titanica “Possessed By Time” o alla conclusiva “Book Of Coming Forth By Day”).

C’è tanto heavy-prog - si sente la conoscenza diretta di Del Fabro del repertorio di Rush, Kansas e Gentle Giant - nelle varie “The Dark Presence”, “Let Me Die” o “Into The Sea”, spesso spigoloso e (troppo) poco fluido, aspetto ancor più evidente nei brani più “spinti” dal sapore oriental (“Golgotha”, a cavallo tra Amaseffer e Therion, “A New Sunrise”, in cui si incontrano Oriente e Occidente, o “Chapter LXIV”).

Le tracce più lineari come “Rain… Of Course!” (sincero tributo al progressive nostrano), la strumentale “Tides From A Faraway Shore” (alla maniera di Focus e Jethro Tull) o “The Dark Presence Revelation” (che mi ha ricordato il Rick Wakeman più pop) sono sicuramente quelle più convincenti, seguite a ruota dalle brevi e acustiche “Interlude” e “Last Hero’s Crusade”.

Un esordio positivo, ma ancora un po’ grezzo.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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