HelSlave - From the Sulphur Depths

Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2021
Durata:37 min.
Etichetta:Pulverised Records

Tracklist

  1. FROM THE SULPHUR DEPTHS (INTRO)
  2. UNHOLY GRAVES
  3. THRIVE IN BLASPHEMY
  4. PERPETUAL DAMNATION
  5. LAST NAIL IN THE COFFIN
  6. THY WILL BE DONE
  7. FUNEREAL LUST
  8. DESECRATION
  9. ROTTING PILE OF FLESH
  10. THE SENTENCE OF THE LIVING

Line up

  • Jari Sgarlato: Guitars
  • Francesco Comerci: Drums
  • Luca Riccardelli: Bass
  • Diego Laino: Vocals
  • Marco Benedetti: Guitars

Voto medio utenti

Usando un eufemismo, il secondo lavoro dei capitolini Helslave dal titolo “From the sulphur depths”, giunto a ben sei anni dal precedente “An endless path”, si può definire in una sola maniera: una badilata sulle gengive!

Per quasi trentasette minuti il quintetto tricolore si esibisce in una tellurica cavalcata musicale che attraversa le lande svedesi nelle sue declinazioni più violente e sanguinarie. Nello swedeath degli Helsalve è facile riconoscere sia l’eredità della seminale scena di Stoccolma (Dismember in primis ma anche Grave) che quella di Gothenburg cresciuta negli anni 90 (primi At The Gates) grazie ad un songwriting che riunisce in sé riff dalle melodie sinistre, una ritmica serrata quanto potente e precisa, e chirurgici quanto ragionati cambi di tempo.

E’ naturale quindi che l’ascolto di “From the sulphur depths” trasmetta ottime sensazioni a chi si nutra regolarmente di queste sonorità fisiche quanto adrenaliniche; si sente che la band non si è risparmiata e si ha l’impressione che spesso portino vicino al punto di fusione i propri Boss-HM2, inoltre l’aver scelto un vecchio volpone come Dan Swanö e i suoi Unisound per la registrazione aggiunge quel classico valore in più che spesso difetta ad opere simili.

Che ci sia un gran lavoro propedeutico svolto in sala prove dietro a “From the sulphur depths” si capisce da come la band ha deciso di articolare la propria proposta: “Perpetual damnation” è indiavolata, “Last nail in the coffin” si attesta su ritmiche più midtempo sviluppate su una melodia dal groove sulfureo a la Grave, ma penso che sia “Rotting pile of flesh” ad unire in sé tutti gli elementi caratteristici del rinnovato corso degli Helslave.

Certamente è chiaro a tutti – la band in primis – che in questo genere non si reinventa nulla e che la concorrenza è tanta e molto agguerrita, ma è altrettanto vero che se continueranno a lavorare con questa precisione e dedizione potranno togliersi grosse soddisfazioni.

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