Con i primi due
full-length degli
Starmen ho trascorso momenti di grande sollazzo emotivo e non vedevo davvero l’ora di poter ancora una volta provare le medesime sensazioni, consapevole del fatto che taluni
rockofili si sarebbero nuovamente fatti fuorviare dall’iconografia degli svedesi, scambiandoli per una pavida
tribute-band dei Kiss.
Come già affermato e ribadito in passato su queste stesse colonne, i Kiss sono effettivamente tra i principali riferimenti del gruppo, inseriti però in un crogiolo di influenze (Whitesnake, Rainbow, Europe, Silent Rage, Talisman, ...) gestite con innato buongusto, per un effetto
déjà entendu certamente vivido e allo stesso tempo allietante e coinvolgente.
“
By the grace of rock 'n' roll” conferma appieno le impressioni avvertite durante l’ascolto dei suoi predecessori e ci riconsegna un albo pieno di belle “canzoni”, magari non straordinariamente originali e tuttavia assai coinvolgenti e avvincenti.
Come si potrebbe definire altrimenti un’
opener come “
Shining star” e la sua raffinata e incalzante struttura armonica o una
title-track ottantiana fino al midollo, tra Kiss, Def Leppard e qualcosa dei BOC?
“Roba” che gli appassionati del genere non possono proprio smettere di amare, al pari di una “
Kairi” che miscela Talisman e Europe e a una “
Black thunder white lightning” che piacerebbe tanto a
Paul Stanley quanto a
Glenn Hughes.
“
Kisses of an enemy” dimostra il valore degli svedesi anche nell’ambito dei suoni
adulti, e se “
Pleasuredome” è forse fin un po’ troppo “sfacciata” nella sua devozione per i “classici” (il
riff rimanda a “
Immigrant song” e il clima è abbastanza Rainbow-
esco, ma il ritornello è davvero vischioso ...), “
Spaceplane” lancia un bel guanto di sfida a Night Flight Orchestra e Cats in Space, ostentando disinvoltura e buongusto anche nella gestione di queste specifiche soluzioni espressive.
Un
hard-rock blues, magari tra Montrose e Van Halen, è sempre un buon modo per rimpinguare di “buone vibrazioni” una scaletta discografica ed ecco che “
People’s parade” si manifesta in tutta la sua istintiva forza attrattiva, seguita dalla pastosa "
Bad habit” (una specie di Kiss
meets Thin Lizzy) e da una “
Hotter than fire“ che fa onore al suo titolo “infiammando” i sensi attraverso l’evocazione contemporanea di Whitesnake, Rainbow e
Ozzy Osbourne.
In chiusura, un altro suggestivo spaccato
hard-rock denominato “
Angels crying”, felicemente risolto con classe melodica (tutta scandinava) da un gruppo di considerevole talento, che a questo punto attendiamo a quell’incremento di maturazione in grado di svincolarlo definitivamente dalle “apparenze” (che sia giunto il momento dello “smascheramento”?) e dalla massa dei tanti frequentatori del settore.
Per ora, non mi rimane che auguravi buon divertimento!
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