Davvero niente male il debutto discografico omonimo di questi (fino a ieri) illustri sconosciuti
Pentesilea Road!
La band, che prende il nome dall'opera “Le Città Invisibili” di Italo Calvino (Pentesilea era una delle città di cui lo scrittore parlava nel libro), è nata nel 2014, inizialmente come progetto solista di
Vincenzo F. Mainolfi, chitarrista italiano trasferitosi in Olanda, ma curiosamente solo nel nefasto 2020 riesce ad avere una vera e propria line-up con l’arrivo di
Ezio Di Ieso alle tastiere,
Alfonso Mocerino alla batteria e
Lorenzo Nocerino alla voce.
Quello che, ad occhio, colpisce immediatamente leggendo la tracklist di
Pentesilea Road è la presenza di special guests di prim’ordine, quali Ray Alder (Fates Warning, ex-Redemption), Mark Zonder (ex-Fates Warning, ex-Warlord, Elegacy, Veritas ed autore di altre numerosissime collaborazioni) e Michele Guaitoli (Kaledon, Vision Of Atlantis, Overtures, Temperance), mossa indubbiamente astuta per catturare completamente l’attenzione dell’ascoltatore, che altrimenti avrebbe potuto inevitabilmente essere un pò distratto al primo impatto con una formazione esordiente.
Ma a voler andare più a fondo, in realtà in questo disco c’è molto di più delle suddette partecipazioni le quali, per quanto siano illustri e contribuiscano ad innalzare la qualità della musica proposta dalla band, non sono certo l’aspetto predominante di questo lavoro, che invece colpisce per intensità, tecnica, freschezza e buon gusto nel song-writing delle composizioni melodiche, tutti elementi visibilissimi soprattutto nelle tante tracce strumentali, come nell’iniziale
Memory Corners, nell’agrodolce ma orgogliosamente rabbiosa
Spectral Regrowth, nella raffinata e coinvolgente
The Psychopathology Of Everyday Things o nell’elegante
Give Them Space in cui, momenti tipicamente prog metal convivono armonicamente con partiture jazz.
Talvolta poi, come in
Stranded, in
Genius Loci, nella title-track o nella conclusiva
A Tale Of Dissonance, i
Pentesilea Road strizzano vistosamente l’occhio a correnti più vicine al rock melodico, ma lo fanno senza mai snaturarsi, mantenendo sempre una certa complessità nella struttura del brano, che risulta in perenne evoluzione e con un’emotività sempre crescente. Non mancano poi momenti più introspettivi ed enormemente malinconici, che curiosamente coincidono proprio con le tracce cantate dagli special guests: è il caso di
Stains, dove fa la sua comparsa un Michele Guaitoli sempre impeccabile, di
Noble Art e della stupenda ballad
Shades Of The Night (di quest’ultimo pezzo in realtà è presente anche la versione cantata da
Lorenzo Nocerino), due brani in cui Ray Alder dimostra di essere, per l’ennesima volta (ma non c’era bisogno di quest’ulteriore prova), un vero maestro a livello di interpretazione ed espressività.
Insomma un debutto indubbiamente convincente quello dei
Pentesilea Road che, dal nulla, ci regalano un lavoro, forse un pò troppo prolisso, ma veramente bello e, considerando che si tratta di un esordio assoluto, per certi versi sorprendente, per passione, vivacità, ispirazione, ma soprattutto molto elegante, un disco consigliato a tutti gli amanti di quel progressive metal incisivo, ma al tempo stesso raffinato.
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