Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2021
Durata:33 min.
Etichetta:Great Dane Records

Tracklist

  1. AS THE KNIFE CUTS DEEP
  2. HEARTLESS ABSOLUTE
  3. DARKNESS CONCEALING CHAOS
  4. INFLICTION
  5. LEADER OF THE PAST
  6. WE FEAST ON FEAR
  7. WEB OF LIES
  8. SANE - INSANE

Line up

  • Vili Mäkinen: Guitars
  • Lauri Holm: Guitars
  • Matti Vehmas: Vocals
  • P. Wärri: Bass
  • Mikael Ruoho: Drums

Voto medio utenti

Terzo album in carriera per i Wrathrone e terzo giro di danza con una etichetta diversa, per la pubblicazione di “Eve of infliction” il quintetto finnico si è infatti accasato presso la Great Dane Records dopo la collaborazione terminata con la Satanath Records.

Otto brani per poco più di trentatré minuti di sano death ‘n roll, “Eve of infliction” appartiene a quella categoria di dischi che non rivoluzionano il genere ma che con tanto mestiere (e ancora più voglia di fare) si fanno ascoltare volentieri e non ti fanno pentire di aver speso dei soldini per ampliare la propria discografia.

Le principali influenze dei Wrathrone però non vanno cercate nella vicina Svezia in casa degli immancabili Entombed, bensì in casa propria guardando all’esperienza maturata fin dalla prima metà degli anni 90 da band quali Mordicus, Lubricant e Xysma (la Finlandia ha una usa scena death ‘n roll di caratura non inferiore a quella gialloblu) a cui va aggiunta una strizzatina d’occhio al death anni 90 che può rimembrare i primi aggressivi demo dei Carnage.

Il cd inizia bene con l’accattivante “As the knife cuts deep” e “Heartless absolute” con riff piuttosto facili da memorizzare e buona ritmica ad amalgamare il tutto, bastano queste due tracce per farci capire la via che seguiranno i Wrathrone durante il prosieguo dell’ascolto di “Eve of infliction” in cui il growl cavernoso e profondo del singer Matti Vehmas bilancia i riff pieni di groove creati della coppia di chitarristi Vili Mäkinen/Lauri Holm sostenuti da una ritmica serrata.

Man mano che gli ascolti si susseguono, si nota che ad “Eve of infliction” manca quel pizzico di sfacciataggine ed irriverenza in grado di renderlo davvero memorabile, il classico “quid” capace di far fare quel salto di qualità che la band meriterebbe e che gli permetterebbe di completare definitivamente quel percorso di crescita che c’è stato dall’uscita di “Born beneath” in poi.

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