Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2021
Durata:34 min.
Etichetta:Bitter Loss Records

Tracklist

  1. MIND ERASER
  2. TORMENT THE LIVING
  3. SPAWN OF MONSTROSITY
  4. EFFIGY OF THE ROTTEN
  5. HAND OF GREED
  6. DRONES
  7. SLAVE TO ADDICTION
  8. DISMAL SOLITUDE 04:01
  9. WITHIN DEATH 03:12
  10. FESTERING IN SICKNESS

Line up

  • Tom Jones: Bass
  • Zac Sale: Drums
  • Chinch: Guitars
  • Shane: Guitars
  • Mike: Vocals

Voto medio utenti

Istruzioni per l’ascolto di “Within death” degli australiani The Plague:
1. Inserire il disco nel lettore
2. Premere play
3. Scatenare un forsennato headbanging (non fatelo mentre state guidando)
4. Premere nuovamente play una volta terminata la musica
5. Ricominciare dal punto n°1

I The Plague provengono dalla calda e assolata Sydney, ma nel cuore hanno il fresco clima di Stoccolma e forse avrebbero voluto nascere nell’omonima contea su Mar Baltico piuttosto che nel Nuovo Galles del Sud, fatto sta che hanno rilasciato un lavoro che farà felici tutti coloro che bramano ardentemente (chi ha fatto il mio nome?) un nuovo disco dei Dismember (N.d.R.: a proposito in una recente intervista rilasciata a Metal Bite, Fred Etsby ha detto che fra loro ne parlano vagamente senza approfondire).

Perché non vi è alcun dubbio che il materiale pubblicato in “Within death” è più Dismember dei Dismember stessi in una orgia vibrante di Boss HM-2 dall’inizio alla fine, mescolando efficacemente melodia ed aggressività con sorprendente affiatamento in un meccanismo ben oliato che parte dalle vocals dirette e comprensibili del singer Mike Ryan e finisce col drumming preciso e potente del batterista Zac Sale.

Un “Within death “ che si pone quindi sulla stessa frequenza d’onda di “Misanthropic breed” dei Lik e di “Pure death” dei Disrupted (a proposito: li avete ascoltati vero?) - giusto per rimanere in tema e citare due ottimi lavori di swedeath usciti lo scorso anno solare – e coi The Plague, nella piena consapevolezza di non poter innovare o rinnovare delle regole scolpite nel granito (regole che ben sappiamo allo stesso tempo proteggono e limitano chi oggi si approccia al genere) scelgono di affidarsi completamente ad esse.

In un album in cui non si spreca nulla, meritevoli di segnalazione sono la tripletta “Torment of the living,” “Spawn of monstrosity” (una scheggia che dura meno di due minuti) “Effigy of the rotten” capaci di scatenare un cadavere, e la coppia “Dismal solitude” / “Festering in sickness” in quanto godono di armonie più contorte dal taglio sofferto.

Pronti a premere nuovamente il tasto play?

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