Album di debutto per gli
Endless Chain, che poi altro non sono se non l'emanazione musicale di
Timo Mölsä, chitarrista e scrittore finlandese, peraltro un '
late boomer' come lui stesso si definisce, visto che si avvicina al mondo del metal solo nel 2016.
Ma a Timo basta poco per entrare nella 'macchina', e portare le sue prime creazioni a compimento: complice l'amicizia con il batterista dei Korpiklaani
Samuli Mikkonen, che ascolta i brani e decide di produrre e suonare sull'album, intorno a Timo si crea lentamente una catena infinita (
pun intended...) di contatti, collaborazioni, ospitate, che in poco tempo portano alla nascita di codesto album.
Dove siamo, musicalmente? Più o meno dalle parti degli
Amorphis di "
Elegy", che già di per sé è un bel posto dove essere, con in più qualche apertura che mi ha ricordato i mai troppo compianti
Sentenced, più quelli del periodo "
Amok" per capirci. La prima traccia, la lunga title track, ha un'atmosfera funerea e tipicamente finlandese, ma molte altre tracce del disco tenderanno invece a pestare e accelerare un po', e penso per esempio a "
All of the Above", ma ce ne sono molte altre, dove alle clean vocals si affiancano anche delle convincenti harsh vocals a cura di
Aki Salonen.
Piccoli inserti di violoncello e una estrema cura per i particolari rendono "
Forthcoming Past" un album davvero da scoprire ed ascoltare; in questo senso, il singolo "
Nothing More" credo sia esemplificativo della parte più profonda e introspettiva di un album che sa essere cattivo ma anche estremamente dolce e struggente, come solo i finlandesi sanno fare (e penso a "
Feel" che sa quasi di Depeche Mode, o a "
The Wild One", acustica e folk, con dei suoni di batteria semplicemente stupendi).
Insomma, un ottimo debutto, se siete amanti della '
beautiful agony', di Miika Tenkula e del freddo incanto della Finlandia in musica.
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