Ecco il nuovo album dei grandi
Monster Magnet, a tre anni di distanza da "Mindfucker". Ma non è una raccolta di brani originali, bensì una compilation di cover. Scelta che può essere stata motivata da vari fattori, non ultimo il pericolo di "bruciare" una novità in un periodo difficile come questo.
Comunque si tratta pur sempre di un disco dei riconosciuti alfieri del neo-rock psichedelico, giganti assoluti in questo ambito e sulla cresta dell'onda da decenni. Da loro non ci si può attendere qualcosa di banale e scontato, una selezione di brani raffazzonata e scolastica, ed infatti così non è.
Wyndorf e soci sono andati a pescare nel profondo underground dei tardi anni '60 e primi '70, alle radici della psichedelia, alcune canzoni davvero poco conosciute se non ai cultori assidui del genere (a parte un paio di episodi). Poi li hanno interpretati con il ben noto stile Magnetiano, che fonde acidità, hard groove, proto-metal e sfumature garage-punk. Un opera che non si discosta di un millimetro dal sentiero della band americana, in particolare quello stabilito agli esordi e ribadito nelle produzioni più recenti (da "The last patrol" in avanti). Quindi anche se in scaletta vi sono soltanto cover, è un prodotto che accontenterà pienamente i fans della formazione.
Dopo l'intro di
Wyndorf che riprende i monologhi dello speaker radiofonico Dave Diamond, pioniere della promozione del rock psichedelico durante i sixtiees, troviamo subito una top-version di
"Born to go" degli Hawkwind. Ora, che i
MM abbiano ascoltato fino alla nausea "Space ritual" è cosa stranota, comunque riescono a rendere questo storico pezzo un briciolo più contemporaneo grazie all'andatura battente della coppia
Morton/Pantella e alle chitarre focose di
Phil Caivano e
Garrett Sweeny, con il singer che si ritrova a meraviglia nell'atmosfera cosmic-rock allucinatoria del brano.
Altra canzone ben nota è "
Be forewarned" dei The Macabre/Pentagram, storici padrini del doom-metal, che qui mantiene la propria identità sinistra e ombrosa ma con una infusione di vibrazioni stoner.
Wyndorf emula con buona proprietà il cantato particolare di Bobby Liebling, ed è sicuramente una versione che rende onore all'originale.
Discreta la rapida interpretazione garage-freak di "
Epitaph for a head" (J.D. Blackfoot, 1969), più efficace e Magnetiana quella di "
Solid gold hell" degli australiani The Scientists, con la sua atmosfera incalzante e narcotica che trascina in maniera ossessiva.
Fiammeggiante, militante e punk-oriented la cover di "
Mr. Destroyer" (Poo-Bah) che si evolve in una sezione trippy-tribale dove i
MM vanno sempre a nozze, mentre altri pezzi davvero forti sono la cadenzata ed orecchiabile "
When the wolf sits" (Jerusalem) che ricorda i tempi di "Powertrip", la muscolare rilettura dirty-stradaiola di "
Motorcycle (Straight to hell)" dei Table Scraps e la super-psichedelica "
Welcome to the void" dei misconosciuti statunitensi Morgen, che chiude l'album in perfetto stile narco-spaziale con retrogusto Sabbathiano com'è caratteristica peculiare di questa monumentale formazione. Ma va detto che tutti i pezzi in scaletta meritano perchè coniugano il mood originale con la spolverata neo-garage-psych del quintetto statunitense, che ci ha messo energia, convinzione, competenza e passione.
Il livello realizzativo dei
Monster Magnet è sempre stato costantemente alto (forse l'unico titolo sotto la media è "4-Way Diablo", che comunque a me non dispiace..), questo lavoro lo conferma anche se è un album di cover. I fans non se lo lascieranno scappare e lo consiglio anche a coloro che vogliono riscoprire ottimi antichi brani rock in una versione contemporanea e coerente.
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