Copertina 6

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2021
Durata:55 min.
Etichetta:Scarlet Records

Tracklist

  1. ... DARKNESS LOOMS
  2. MOUNTAINS OF AVAGALE
  3. RIVER OF LIFE
  4. ENDLESS SEA
  5. FUTURE TO BEHOLD
  6. FATE OF ELTORIA
  7. THE SWORD TO END ALL WARS
  8. ON A MOONLIT NIGHT
  9. ENTER TWILIGHT

Line up

  • Alve Bjerde: bass
  • Jack L. Stroem: guitars
  • Vide Bjerde: guitars, vocals
  • Lova Krysell: drums

Voto medio utenti

Che i Vandor avessero mostrato talento con il loro primo full lenght "In The Land Of Vandor", risulta abbastanza chiaro. Come molte band però, soprattutto in ambito Power, tutte le buone idee venivano completamente affossate da una produzione non degna, e da un minutaggio veramente eccessivo che faceva voglia di interrompere l'ascolto a metà disco per poi riprenderlo....chissà quando.

In questo nuovo "On A Moonlight Night", uscito a due anni di distanza dal precedente, purtroppo i difetti rimangono più o meno sempre gli stessi. Influenzati da band come Gamma Ray di metà carriera, Sonata Arctica (quelli belli), e raccogliendo anche l'eredità diciamo recente di gruppi come Twilight Force, i Vandor non riescono ancora a trovare una loro identità ben precisa nel mercato musicale.

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Tutto da buttare allora? No, non completamente. Chiariamo, il disco è comunque sufficiente grazie a ritornelli azzeccati di pezzi come "Mountains Of Avagale" o la bella "Endless Sea", con quest'ultima che si erge come la migliore del lotto. "Future To Behold" è una buona ballad, con la giusta carica emotiva, ma basta spulciare fra un disco a caso degli Hammerfall per trovarne altre decisamente migliori. "Fate Of Eltoria" con tutta la prevedibilità di questo mondo sin dalla prima strofa, riesce a suo modo comunque a distinguersi, complice anche la durata ristretta e coinvolgente, come anche in "Enter Twilight" inserita come bonus track, cosa che altri pezzi come "River Of Life" non riesce a fare, e dove si dimentica ben presto ciò che si è ascoltato poco prima. In termini dii produzione, la band riesce a fare quel passo avanti mettendo in luce il basso, e dove la batteria non suona finta, ma anche di fronte alla suite di ben 18 minuti "The Sword To End All Wars" dove la voce di Jack L. Stroem riesce a svettare si sente non poco il bisogno di pensare "ma perché non un paio di minuti in meno?"

Aggiungere, e ancora aggiungere. Da un certo punto di vista posso anche capire la voglia di raccontare una storia in un album, con tutte le sue varie sfumature musicali, ma dall'altro ritengo sia molto difficile e che il pasticcio sia sempre dietro l'angolo. Se i Vandor decidessero di prendersi del tempo in più per rifinire gli errori, sono sicuro che gioverebbe sia alla band e sia a chi la ascolta.

Recensione a cura di Francesco Metelli

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