Quante sorprese continua a regalarci l’underground? Tante, non è vero?
La
Go Down Records è una piccola etichetta discografica che nel tempo si è guadagnata una certa stima da una (aimè piccola) parte di pubblico e critica, visto il suo fiuto nel pubblicare proposte sicuramente non banali e omologate, che sanno regalare soddisfazione nelle orecchie di tutti quegli ascoltatori dotati di una sufficiente dose di curiosità.
Da una costola degli
OJM (
LA band Stoner del nord est italiano, scoperti a suo tempo da un certo
Paul Chain…) ormai otto anni fa nascevano gli
Ananda Mida.
Dopo un paio di album in studio e alcuni singoli, i nostri in questo 2021 decidono di tornare alla carica con un Ep, per giunta live, e si tratta di un lavoro per nulla banale e che anzi, rappresenta sicuramente una chicca per tutti gli amanti della Psichedelia settantiana.
Tre canzoni per ventidue minuti di musica libera e senza tanti confini che grazie alle idee messe nel carniere sa divertire l’ascoltatore: lo strampalato singolo
“Jam With Mario” (impreziosito dalla chitarra di
Mario Lalli) è una jam session nella quale Stoner, Psichedelia e vagiti Space vanno a braccetto con ritmiche spumeggianti e saltellanti, dal vago retrogusto Funk, in un turbinio che di colpo unisce sonorità vintage a quelle più moderne. Otto minuti che sarebbero potuti benissimo diventare il doppio e ne avremmo tutti quanti gioito di più, vista la naturalezza con le quali le varie improvvisazioni si susseguono tra di loro.
“The Pilot” ha un inizio sognante per poi diventare potente e rocciosa. La canzone conclusiva è l’unica delle tre a non essere totalmente strumentale e il cantante
Conny Ochs ha una voce pulita e incisiva. Un timbro il suo che si sposa molto bene su queste sonorità Psych dalle vellutate atmosfere Space Rock (ricordando a tratti certe atmosfere dei
Cave In del loro capolavoro
“Jupiter” del 2000) che con i suoi saliscendi ritmici e atmosferici, fa viaggiare l’ascoltatore nella volta celeste…
“Anolius” invece è l’opener e delle tre è la canzone che risulta essere più riflessiva e pacata, seppur i riff sporchi e potenti della Stoner non manchino.
Scelta strana quella di tornare con un Ep live, ma un azzardo che ha sicuramente pagato. Le idee che la band mette in gioco non sono di certo poche e danno vita a canzoni ben sviluppate, interessanti dall’inizio alla fine con un gran numero di umori e colori. In tutto questo Rock d’altri tempi, i suoni seppur moderni, hanno quel tocco sfacciato e ruvido tipico del Garage Rock che dà quel pizzico di brio in più che troppo spesso manca a compagni del genere e che invece qui sanno valorizzare le distorsioni disseminate un po’ ovunque.
Un Ep che fa capire come gli
Ananda Mida siano una band che dal vivo può regalare parecchie soddisfazioni e personalmente se ne avrò la possibilità, me li andrò a vedere molto volentieri dal vivo.
E dopo questa piacevole sorpresa, spero che
“Karnak” non sia altro che un succulento antipasto per un nuovo album.
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