Inizialmente nato come duo a nome
Mothrot nel 2018 per volontà del batterista
Balasz e del chitarrista
Zoli, negli anni successivi hanno successivamente completato la lineup con l’ingresso del secondo chitarrista
Knot e del singer/bassista
Adam modificando il moniker in
Mephitic Grave.
Con
“Into the Atrium of Inhuman Morbidity” debuttano sulle scene lanciandosi a capofitto nell’affollato mare dell’OSDM nella speranza di riuscire a smuovere l’interesse degli aficionados del genere con la loro proposta debitrice a colossi quali
Acheron, Autopsy e in generale ad un approccio riconducibile sia al metallo morto statunitense che a quello finnico dei primi anni 90.
Gli Ungheresi per quasi trenta minuti si impegnano a creare un sound mortifero, mescolando nel calderone accelerazioni dalle ritmiche serrate a rallentamenti cadenzati costruiti principalmente su di un riffing semplice e più volte ripetuto nel tentativo di creare quel mood ipnotico/disturbante atto a legare a sé l’ascoltatore nella migliore tradizione del genere.
Peccato che nonostante l’impegno profuso, “
Into the Atrium of Inhuman Morbidity” non raggiunga in pieno il suo scopo, risultando nel complesso troppo ripetitivo e in alcuni tratti confuso, con una personalità che fa davvero fatica ad emergere durante il passare dei minuti.
Come detto prima, la concorrenza è davvero tanta e molto agguerrita, servirà un ulteriore passo in avanti ai
Mephitic Grave per potersi ritagliare il proprio spazio e ampliare la propria audience.
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