Secondo album per i nostrani
Watershape, la cui miscela sonora si muove sempre nei dintorni di un prog-metal che a me fa venire un sacco in mente gli anni '90, a cavallo tra gli
Enchant di "
Tug of War" (che disco quello!), gli
Empty Tremor e qualcosa di più dissonante, più simile agli
Psychotic Waltz e alla roba che, per l'appunto, andava in onda in quel periodo là.
La produzione però è moderna e ben fatta, e ci fornisce otto tracce per 48 minuti abbondanti di musica. Le composizioni sono molto ricercate da un punto di vista strumentale, tenendo sempre un certo "
Images and Words" come nume tutelare ed andando ad esplorare a destra e a sinistra; ma la cura che i musicisti si sono presi nella cura di codesti dettagli, è stata un po' sottratta agli arrangiamenti, che in alcuni momenti ci donano linee un po' poco cesellate, che in qualche modo rendono le canzoni meno accattivanti di quanto potrebbero essere. E attenzione, non si imputi tale misfatto al singer
Nicolò Cantele, che fa il suo onesto lavoro e cerca di uscire dai confini, visto anche che le coordinate sonore glielo permettono; ci sono momenti più arzigogolati ma soffusi come "
Colors Rite", altri in cui invece la voce di Nicolò si arrochisce e si incattivisce, come (alcune parti di) "
Mr. K" dove il singer prova ad esplorare territori vocali diversi. La prova strumentale è di ottimo livello e cerca sempre strade laterali, senza indulgere troppo nello sbrodolamento tecnico e prediligendo invece queste atmosfere, come dire, 'oblique', che spiazzano l'ascoltatore con le sequenze armoniche e con i cambi di ritmo e 'colore' sonoro.
Tutto sommato è un lavoro che vuole essere riascoltato, che ha margini di miglioramento ma che mi stuzzica sensazioni che sono sicuramente poco banali, e già solo di questo mi sento di ringraziare i
Watershape.
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