Attendevo con ansia e con una certa dose di trepidazione il come back discografico dei nostrani Vision Divine che erano chiamati a bissare il successo ottenuto due anni or sono con il fenomenale album di debutto, platter che aveva raccolto consensi favorevoli un po’ ovunque, e che li aveva proiettati in cima alle liste di gradimento di migliaia di metal kids europei e non solo, tanto da farli imbarcare in un fortunato tour promozionale che aveva toccato addirittura le coste di qualche paese sud americano. Il nuovo "Send me an angel" arriva soprattutto a ribadire ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, che i Vision Divine sono una band con una propria fisionomia ben consolidata e non un progetto parallelo, come molti giornalisti li avevano facilmente etichettati, nata solo per sfruttare l'onda del successo ottenuto delle due bands madri della coppia Thorsen/Lione, questione che aveva fatto adirare e non poco i membri della band stessa. Una rabbia repressa dunque, che prende forma nei solchi di questa nuova fatica discografica che, con l'andare ripetuto degli ascolti, risulta senz'altro il prodotto più heavy che i nostri abbiano mai registrato. Forse sarebbe stato più facile cullarsi sugli allori e sfornare un disco fotocopia come fanno molti ultimamente, ed invece la voglia di progredire e di mettersi sempre e comunque in discussione, ha portato il quintetto verso una maturità compositiva davvero sorprendente attuando anche una sferzata stilistica alquanto coraggiosa. Infatti, messi da parte i barocchismi e i suoni pomposi degli esordi, i Vision Divine del nuovo corso si fanno portavoci di un classic metal, nel senso più lato del termine, che sconfina di sovente in territori thrash dove è naturalmente la chitarra del maestro Olaf Thorsen a farla da podrona, dettando i tempi al resto della band guidata alla grande da un Fabio Lione in gran spolvero autore di una prova maiuscola. In quest'album niente viene lasciato al caso, infatti sia tecnicamente che strutturalmente i brani sono davvero ineccepibili, il che fa presupporre ad un duro lavoro di songwriting, con arrangiamenti curati nei minimi dettagli che denotano lo status maximus dei cinque musicisti in questione. Fra gli highlists di "Send me an angel", una menzione a parte se la meritano sicuramente la title track, posta come brano d'apertura, che ad un riff oscuro e ossessivo, abbina uno di quei cori ariosi che ti si stampano in testa dal primo ascolto, e la stupenda "Black and White" che ha un'atmosfera quasi gotica e che sembra trafugata addirittura dal repertorio dei Paradise Lost, anche se il brano che sicuramente mieterà più vittime sarà di sicuro "Pain", forse fra i brani più power-oriented dell'intero album, molto melodico nel suo incedere. Dunque un album vario adatto a tutti i gusti e i palati uditivi, e se ancora state pensando che la new wave italiana ha davvero sparato tutte le sue cartucce, e che, almeno a livello d'idee, siamo arrivati alla frutta, provate a dare un ascolto a quest'album e sono certo che vi ricrederete... Il nuovo anno non poteva di certo incominciare meglio per il metal di casa nostra, e se il buon giorno si vede dal mattino...
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?