Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2021
Durata:50 min.
Etichetta:Explorer1 Music Group
Distribuzione:EX1 RecordS

Tracklist

  1. INCARNATION
  2. HELLFIRE THUNDERBOLT
  3. SERMONS OF THE SINNER
  4. SACERDOTE Y DIABLO
  5. RAISE YOUR FISTS
  6. BROTHERS OF THE ROAD
  7. METAL THROUGH AND THROUGH
  8. WILD AND FREE
  9. HAIL FOR THE PRIEST
  10. RETURN OF THE SENTINEL

Line up

  • K. K. Downing: guitars
  • Tim "Ripper" Owens: vocals
  • A.J. Mills: guitars
  • Tony Newton: bass
  • Sean Elg: drums

Voto medio utenti

Tanto per farvi capire le mie aspettative su questo disco, vi dico che insieme al prossimo Vio-Lence il ritorno sulle scene di KAPPAKAPPADAUNING era il disco più atteso dal sottoscritto per questo 2021, nettamente più di tutti gli altri nomi che possano venirvi in mente, a partire da Iron Maiden, Megadeth, Dream Theater e tutto il resto.

Perchè tutto ciò?
Non lo so, o meglio per una miriade di motivi.
Partiamo dal fatto che il buon Kenneth stia rosicando da diversi anni sul fatto di essersene andato (esser stato silurato?) dai Judas e non essere stato richiamato nemmeno a fronte dell'impossibilità di suonare da parte di Tipton, quindi a volte lo spirito di rivalsa può fare tanto, specie se devi "difenderti" da un mostro come "Firepower" che è un disco di classic metal tra i più belli degli anni 2000, totalmente inaspettato peraltro dato che è venuto fuori da una band di ultra 60enni peraltro nemmeno in splendido stato di forma.

Ma lo spirito di rivalsa non è solo quello di Kenneth, c'è anche il plurilicenziato della situazione, ovvero il buon Ripper che nonostante abbia sempre offerto prove che vanno dallo strepitoso al buono è stato puntualmente mandato a casa dopo un paio di dischi dagli stessi Priest, così come da Malmsteen e da Iced Earth, per finire a vagabondare ed elemosinare cameo in giro per la scena metal più disparata.

Personalmente, nell'eterno giochino di "chi butti giù dalla torre" io mi tengo sempre Downing, da sempre il mio preferito della coppia d'asce dei Priest, e questo punto è un altro di quelli che mi hanno fatto fremere per mesi.

E poi... e poi c'è IL MOTIVO PRINCIPE, ovvero quello della presenza di Les Binks dietro le pelli, il motore ritmico di album leggendari e straordinari come "Stained Class", tra i miei preferiti della band di Rob Halford, e "Killing Machine".
Mi sono detto "questo ha suonato 40 anni fa in due dischi enormi e poi è scomparso, vivendosi beatamente la sua vita di rendita: ti pare che si rimette in ballo con un disco di m****a? impossibile, se ha dato il suo benestare vuol dire che ha sentito i pezzi di Downing, si è esaltato e ha voluto partecipare perchè i vecchi tempi sono i bei tempi".

Il tempo di pensarlo ed è arrivata la notizia che Les Binks sì, fa parte della band, ma non ha suonato un solo colpo di rullante su questo disco, causa un non meglio precisato infortunio al polso.
Così, senza il tempo di organizzarsi, che tanto "Sermons of the Sinner" doveva uscire un anno fa ed invece causa pandemia è uscito solo a fine 2021.
Quanto è lungo 'sto infortunio? Quand'è che s'è fatto male, nel 2018? e perchè prima l'annuncio della presenza in pompa magna e poi due righe per dire che era stato sostituito da Sean Elg dei Cage, per carità bravo eh, ma certo un nome di tutt'altro spessore.

Nel giro di una manciata di giorni ho temuto la vaccata epocale, anche a fronte dei commenti ASSAI poco entusiasti di fronte al primo singolo "Hellfire Thunderbolt" che appositamente non ho voluto ascoltare per arrivare fino al giorno - così come ho fatto per "Senjutsu" - in cui come una volta mi sono potuto gustare tutto il disco per intero dall'inizio alla fine, senza duecento anteprime, teaser e quant'altro che ti possano rovinare tutto il senso di attesa e di goduria/delusione una volta in possesso del disco.
Insomma, ero pronto a trovarmi di fronte ad una cosa pietosa, tutte le mie aspettative si erano rovesciate.

Quando ad inizio settembre ho messo le mani su "Sermons of the Sinner" mi sono dato all'ascolto matto e disperatissimo e mi sono trovato di fronte ad un disco che si pone esattamente a metà di quanto abbia pensato nei due momenti precedenti: non è assolutamente un album entusiasmante (chi oserà paragonarvelo anche lontanamente a "Firepower" è da internare) ma non è nemmeno una ciofeca urticante.

Ha dei buoni brani, con un buon tiro e nessuna pretesa di chissà quali alchimie o soluzioni, anzi fin troppo semplici e diretti ma tant'è, per adesso funzionano; un buon cantante che talvolta inizia ad emulare il metal god era "Redeemer of Souls", ovvero esagerando nel salire di tonalità finisce per assottigliare talmente tanto la propria voce che ci troviamo di fronte quasi a dei miagolii, quelli che - insieme alla produzione - hanno distrutto un disco fondamentalmente buono come "Redeemer", che invece andrebbero decisamente evitati, adottando uno stile anche più basso ma decisamente più personale e corposo; tutto il resto del contenuto è in tutta verità sorvolabile, compresa una produzione che ancora una volta trovo decisamente non soddisfacente con un suono di batteria che manco nei demotapes di metà anni '90 (pazzesco che nel 2021 siamo sempre e costantemente a rimpiangere le sonorità di 40 anni fa!) ma che almeno non è plasticosa in stile Nuclear Blast / Napalm.

Alcuni pezzi sono decisamente migliori di altri, come "Sacerdote y Diablo" e le conclusive "Hail for the Priest" e l'altisonante "Return of the Sentinel", la velocità viaggia quasi costantemente sui mid-tempos, cosa buona e giusta per una band messa su da un 70enne, ed la durata spacca i 50 minuti; d'altro canto non c'è nessun brano totalmente "skippabile", siamo sempre almeno sulla sufficienza ma contestualmente da questa sufficienza ci si solleva poche volte, e non di molto.

Questo vi basta per il ritorno di KK dopo un decennio di zero musica e tante polemiche? Questo potete deciderlo solo voi
Quale sarà la longevità di un disco come questo? A mio parere non molto elevata ma anche qui è tutto molto soggettivo, e bisogna ammettere che i singoli lanciati veleggiano tutti alla grande verso il milione di views su Youtube, un risultato che sinceramente nessuno si aspettava, nemmeno Ken.

Niente di trascendentale ma nemmeno nulla da buttare o scartare con sufficienza: insomma, il ritorno della sentinella potrebbe farvi provare un sussulto che pensavate non potesse più accadere a 47 anni da quel "Rocka Rolla" che nel lontanissimo 1976 lanciò il mito dei Priest e l'inizio di una carriera comunque sfavillante da parte del buon KappaKappa.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli
Una vera Bomba !!!

Ragazzi questo album è una vera bomba , cresce con gli ascolti in maniera inesorabile...Una sola parola SPETTACOLO !

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