Dietro al progetto
Fetid Zombie si nasconde quel grandissimo Artista (maiuscola obbligatoria) che corrisponde alla persona di
Mark Riddick, il quale non pago dei numerosi riconoscimenti che l’intero mondo metal gli tributa per le sue innumerevoli ed incredibili tavole (nonché loghi e t-shirt) da tempo ha deciso di cimentarsi anche “dall’altra parte della barricata” pubblicando la propria musica fin dal 2008, quando uscì “
Pleasures of the scalpel”.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata e anche tanta. Da un death metal dalla forte impronta satanica, irreligiosa e brutale a la
Nunslaughter e
Deicde, il Nostro è via via maturato verso una forma più complessa e strutturata che arricchisce il death metal primigenio inglobando elementi che spaziano dall’heavy metal classico fino al doom.
Anche in questa occasione
Mark Riddick si avvale della collaborazione di artisti appartenenti alla scena death metal, infatti per la realizzazione di
“Transmutations” dietro al microfono sono stati coinvolti
Ralf Hauber (Revel In Flesh), Chris Monroy (Skeletal Remains) e
Clare Webster (Yylva), mentre alla sei corde vediamo presenti
Josh Fleischer (Svierg), Jamie Whyte (Beyond Mortal Dreams), James Malone (Arsis), Malcolm Pugh (Inferi), Toby Knapp (Waxen).
Contorto e intrigante, “
Transmutations” appartiene alla schiera di quei lavori che non sono di facilissima assimilazione ed il cui ascolto deve esser ripreso più volte per poter essere apprezzato in pieno. Allo stesso tempo, all’ascoltatore viene richiesto il possesso di una mentalità piuttosto aperta in quanto in questa opera si fondono elementi eterogenei provenienti da più generi (o sottogeneri) metal.
Il death metal, nel pensiero di
Mark Riddick, è un punto di partenza e non di arrivo, un fiume che raccoglie le acque provenienti dal metal classico, dal doom, dal gothic, alla darkwave in cui i passaggi armonici e fortemente atmosferici hanno un ruolo fondamentale nell’architettura dei sei brani che compongono il cd.
Un equilibrio ambizioso che poteva andare in pezzi per un nonnulla e che invece coinvolge sempre di più man mano che si susseguono gli ascolti ed alla fine è veramente difficile rimanere insensibili al triste, oscuro richiamo decadente che permea l’intero
“Transmutations”.
Creativo e vibrante, pur avendo le radici piantate salde negli anni novanta è uno di quei lavori che brilla di attualità in questo 2021. Da ascoltare con calma e in santa pace.
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