A fare il paio con "Unlocking The Past", ecco "The Gathering". Due uscite che vanno ad arricchire la già nutrita discografia di Jorn Lande, con il cantante norvegese che ha iniziato la sua carriera nella prima metà degli anni '90 con i Vagabond, proseguendola poi con i The Snake, Millennium, Ark, Masterplan e collaborando, tra gli altri, anche con i Beyond Twilight, Mundanus Imperium, Nikolo Kotzev e Russell Allen.
Ed infatti, se "Unlocking The Past" era un omaggio a gruppi storici ed al contempo importanti per la formazione musicale di Lande, "The Gathering" è un lungo viaggio - 16 brani - nella carriera del rocker norvegese. Anche se poi in realtà la maggior parte delle canzoni proviene dai primi tre dischi solisti usciti, a partire da "Starfire" (del 2000), sotto il semplice monicker Jorn, escludendo pertanto l'ultimo "The Duke" ('06), accordando un solo gettone di presenza alle collaborazioni con The Snakes, Ark, Millenium e Allen Vs. Lande, e sopratutto escludendo totalmente l'importante esperienza con i Masterplan.
Come avvenuto con "Unlocking The Past", diversi brani sono stati rinnovati e rinvigoriti, ripulendone e svecchiandone il suono e lavorando sugli arrangiamenti, lasciando poi il tutto nelle mani di Tommy Hansen per la masterizzazione.
I risultati sono eccellenti, il tutto dona una certa omogeneità a brani di epoche e situazioni differenti, comunque tutti permeati da quelle sonorità Hard Rock e AOR che tanto riescono bene a Jorn, in una serrata combinazione tra potenza e melodia, che si tratti di brani heavy come l'opener "Something Real" (da "Out to Every Nation") e "Tungur Knivur" (da "Worldchanger"), oppure di un pezzo più ingenuo come la datata "Gonna Find the Sun" (appartenente al periodo The Snake) o la brillante "My Own Way" (dal più recente "The Battle" con Russell Allen).
Non sempre si tratta di brani imperdibili, vedasi i casi delle comunque discrete "One Day We Will Put out the Sun", "Gate of Tears", "Where the Wind Blow" o della conclusiva "Big". Lasciano invece il proprio segno la stupenda ballad "Hourglass" (dall'omonimo disco con i Millennium), la disinvolta ed ammiccante "Christine" e l'intensità di una "Abyss of Evil" (da "Starfire") che risente apertamente dell'influenza di R.J. Dio.
Un album che potrebbe tornare utile a chi ha conosciuto Jorn Lande con le sue ultime realizzazioni ed ha intenzione di sbirciarne i trascorsi musicali. Ed anche per questo è preferibile al fratellino "Unlocking The Past".
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?