Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2021
Durata:45 min.
Etichetta:Season Of Mist

Tracklist

  1. CHTHONIC EXORDIUM
  2. CHIME DIABOLICUS
  3. BLOOD ORNAMENTS
  4. THOSE WHO ABSORB THE NIGHT
  5. CORPUS ASUNDER
  6. SCATTERED INTO DARK
  7. INSTRUMENTS OF SOMBER FINALITY

Line up

  • Harri Kuokkanen: vocals
  • Lasse Pyykkö: guitars, bass
  • Teemu Hannonen: guitars
  • Pekka Koskelo: drums

Voto medio utenti

Ritorno col botto per la minaccia incappucciata, si perché la band finlandese ha confezionato proprio un bel disco.
Sesto album in carriera e con un certo modo d’intendere il doom, qui non troverete voci evocative e drammatiche che portano il peso di un destino beffardo, ma sporcizia death metal con un gusto classicamente heavy.
Perché il quartetto ha un’anima horror che evoca storie da brivido e melodia di stampo puramente metal.
Si parte con l’intro strumentale “Chthonic exordium” tra rumori temporaleschi, arpeggi evocativi e un solo che più metal non si può.
Ed ecco arrivare “Chime diabolicus”, succoso brano con partenza in up tempo per poi arrivare la decelerazione marcissima con un vocione profondo e melodie dissonanti.
Ma non è tutto, il brano nonostante gli otto minuti fila dritto tra progressioni, solos melodici e rallentamenti di gran gusto death metal.
Blood ornaments”, è un mid tempo roccioso e la produzione bella compatta e potente lucida a dovere gli strumenti.
Anche qui i tempi più lenti sono pieni di legami estremi che richiamano gli Entombed dei primi album ma con un’enfasi più classica come se fossero andati a cena coi Candlemass.
Gran bella composizione che mischia bene le carte in un’atmosfera lugubre e pregna di tregenda con un singer che ha un bel vocione personale; una lode anche per le due asce che grattano con riff serrati ma sanno anche cesellare solos melodici.
Ecco che prende piede con un up tempo serrato “Corpus asunder”, per poi ecco decelerare tra riffing lenti, catacombali e una voce pulita che presto diviene un ruggito cavernoso.
Brano dinamico con cambi di tempo e un’ottima squadra ritmica a spingere il motore della band; come al solito i solo sono di pregiata fattura melodica e s’incastrano alla perfezione nel tessuto del disco.
Chiude il disco la strumentale “Instruments of somber finality”, partenza con un riff a spirale per poi ecco arrivare il roccioso mid tempo con solos ben fatti.
Una gran bella uscita che soprattutto non cerca di scopiazzare a destra e a manca ma offre un bel piatto gustoso e personale.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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