Il nuovo album del collettivo ideato nel 1993 da
Leslie Mándoki esce per
InsideOut Music ed è una rielaborazione ampliata del full-length con lo stesso titolo pubblicato l’anno scorso da
Red Rock Productions.
Il batterista di origine ungherese tributa la propria terra natia con un album eterogeneo, sfaccettato e godibile, come dimostrato dall’introduttiva
“Sessions In The Village”, a cavallo tra avanguardia colta, folk, pop e jazz (un “nuovo” genere forse sintetizzabile nella parola progressive).
La breve
“Utopia For Realists” (che fa un po’
Neal Morse), sfocia nella lunga e articolata
“Transylvanian Dances”, suite in cui convivono sonorità bucoliche e orecchiabili, momenti esotici e sezioni più sperimentali, lasciate nelle mani di alcuni dei musicisti più talentuosi di ieri (penso al sassofonista
Bill Evans) e di oggi (è il caso del formidabile organista
Cory Henry).
“You’ll Find Me In Your Mirror” è un secondo interludio che anticipa la corposa e più cantata
“Return To Budapest” - forse il momento più rock dell’intero lavoro - in cui spicca la performance dell’immortale e riconoscibilissimo
Ian Anderson. Una rielaborazione davvero convincente dell’
”Allegro Barbaro” del pluricitato Béla Bartók (seconda solo a quella “storica” e più celebre degli ELP), prelude alla conclusiva e lineare
“The Torch”, dalle sfumature soul e gospel.
Musica senza confini.
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