Neo-psichedelia "hard" e acida per i tedeschi
Yagow. Un sound torbido e drogato costruito su chitarre pesanti e Hawkwind-iane, ritmiche torpide ed ipnotiche, inserti drone e vocals spettrali ed allucinate. Molto psico-avanguardia seventies ma con un tocco shoegaze più recente e tanta atmosfera da trip lisergico.
Il tocco mantrico e orientaleggiante della title-track ricorda un poco i nostri Giöbia, con un carico leggermente più pulsante e urgente. I riffoni e l'indole jam-trippy funzionano, così come le vocals vagamente ritualistiche di
Jan Werner.
C'è una impronta marcata che sembra coniugare la psichedelia stoner contemporanea con elementi kraut-rock ben più antichi, tutto filtrato attraverso massicce dosi di acido lisergico come emerge dalla stordente "
Doomed to fail" dove il trio di Saarbrücken sembra preda di uno sciamanesimo hard post-hippie.
Forse il limite maggiore dell'album è che le sonorità tendono a ripetersi, sempre acide e molto filtrate, appiattendo un pò la risoluzione dei brani. Anche se "
Rise & shine" mostra un taglio più shoegaze e "
Tres calaveras" uno maggiormente dark con elementi progressivi, sostanzialmente sono episodi similari come atmosfera e soluzioni magnetiche. Non male, ma c'è un pizzico di ripetitività.
Il livello risale nel finale, prima con la torbida "
Eclectic electric" che sembra un pezzo electro new-wave suonato dai Baby Woodrose (una sorta di ponte sonoro tra i '60 e gli '80), poi con la estesa trip-jam "
Getting through", uno splendido esempio di cosmic-rock dal taglio moderno ma con le radici saldamente piantate nella sperimentazione rock. Buon ritmo, buon groove, energia acida e struttura complessa ma davvero scorrevole.
Buon disco di neo-psichedelia, con momenti assai ispirati e qualche sporadica battuta a vuoto. la formazione germanica dimostra comunque di meritare l'attenzione degli appassionati del genere.
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