Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:64 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. THE TOWER (THEME FROM «THE WORK»)
  2. DREAMING BLACK CLOCKWORK
  3. WAIT
  4. FOCUS
  5. CLEAN
  6. THE VOID FROM WHICH NO SOUND ESCAPES
  7. MORE?
  8. TOWER 2
  9. EPISODE
  10. MAYBE ONE DAY
  11. TERRESTRIA IV: WORK

Line up

  • Adam Biggs: bass, vocals
  • Brody Uttley: guitars
  • Jake Dieffenbach: vocals
  • Jon Topore: guitars
  • Jared Klein: drums

Voto medio utenti

Tornano sulle nostre pagine virtuali i Rivers of Nihil con il loro nuovo ambizioso album “The Work”. La band per chi non la conoscesse è dedita ad un Progressive/Technical Death Metal moderno e complesso, che nell’ultima release ha saputo dare più di qualche soddisfazione e che ci faceva intravedere una notevole maturazione rispetto ai primi lavori molto naif e incerti.

Il gruppo tenta di replicare la formula del fortunato successore ma non riuscendoci totalmente. A canzoni dal marchio tipicamente Death Metal, se ne alternano altre più melodiche e vicine se vogliamo agli ultimi Cynic.
Tra questi due poli estremi ci sono le varie sfumature dei Rivers of Nihil che quando riescono a unire le due componenti del sound e a legarli tra loro in maniera furba e intelligente (con tanto di assoli di chitarra dal retrogusto Rock o all’uso di uno strumento delizioso come il sassofono), abbiamo perle di Metal moderno e fantasioso come “The Void from Which No Sound Escapes” o la suite “Terrestria IV: Work”.

Ma spesso le due componenti non vengono fuse e sviluppate realmente bene, un po’ come l’olio e l’acqua quando si cerca di mischiarli insieme: da parti Tech Death generiche e sorvolabili si sovrappongono melodie stucchevoli (“Focus” su tutte), alternando ciò a sprazzi di Rock (più o meno progressive) non sempre riusciti per colpa di scelte melodiche troppo zuccherose.
Ma non tutto è da buttare, anzi, a volte la band sa regalare ottimi fraseggi (“Maybe One Day”) e momenti d’introspezione (l’eterea “Tower 2”).

Rimane però un grande rammarico per una serie di scelte non azzeccate che hanno tarpato le ali al gruppo, un gruppo dalle potenzialità inespresse e gli episodi migliori del disco (in particolare la suite messa proprio alla fine del lavoro in questione) dimostrano come i Rivers of Nihil le capacità le avrebbero per fare un gran disco.
Peccato per la poca personalità nelle parti più “Heavy” e per la marcia indietro fatta in termini di coraggio e follia.
Spero che nel prossimo giro di giostra il gruppo sappia fare tesoro di questa esperienza per progredire verso la piena maturità artistica osando di più.

Recensione a cura di Seba Dall

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