Anche la Croazia si affaccia al panorama stoner metal internazionale. Lo fa grazie ai
Lord Drunkalot, power-trio di Zagabria.
Questo loro esordio è un omaggio allo stoner più massiccio e muscolare, con forti influenze southern statunitensi (Down, Black Label Society, Foghound, Serpents of Secrecy, ecc.). Gli slavi sono piuttosto didascalici, nel senso che seguono puntigliosamente i canoni del filone: riffoni granitici, passo cadenzato ed implacabile, voce urlante alla Zakk Wylde, atmosfera tetra e bellicosa. Tutto l'arsenale tradizionale di questo genere.
La band cerca comunque di coniugare i sei brani in maniera riconoscibile, ad esempio con infiltrazioni bluesy e solismi quasi psichedelici ("
2+2=3"), stordimento heavy-alcolico e basso terremotante ("
Sun demons"), macigni doom che sembrano rubati ai Penance o agli Iron Man ("
Blakulla","
Age of aqualion") o ancora con le accelerazioni speed metal della massacrante "
Witchfucker".
C'è un certo dinamismo di fondo, una ricerca di soluzioni alternative, anche se alcuni cambi di tempo e atmosfera funzionano bene ma altri appaiono piazzati un pò a caso. Emblematico il caso della title-track, dove ad una prima parte nella scia dei Clutch segue una lunga sperimentazione trippy davvero spiazzante.
I croati mostrano potenzialità e sono buoni interpreti del genere. Possiedono capacità strumentale, alcune ottime idee ed un vocalist adatto allo scopo. Però il loro disco mi sembra ancora interlocutorio, con momenti brillanti e cali di tensione. Formazione da non sottovalutare, perchè può certamente fare un salto di qualità.
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