Se c’è una cosa che personalmente ho sempre fatto fatica a digerire, nel mondo della musica metal, è il cantato in una lingua diversa dall’inglese, che considero in assoluto il linguaggio universale del genere intero, probabilmente per le sue origini anglosassoni. Passi per le lingue scandinave, che si adattano bene, ma francamente trovo, nel caso specifico, particolarmente fastidioso lo spagnolo che, nella musica dura ci sta come...i cavoli a merenda!
Certo, poi ci sono poi sempre le eccezioni (ah, benedette eccezioni!), rappresentate da quei gruppi estremamente abili nel dare alla luce dischi talmente belli, che pur di apprezzare e godere appieno del loro talento, sei disposto a passare tranquillamente sopra i tuoi limiti mentali; è il caso dei primi album dei Mago de Oz, di alcuni lavori degli Avalanch e degli Opera Magna, ma soprattutto dei bravissimi
Phoenix Rising, che giungono in questo 2021 al loro quarto full-length.
Acta Est Fabula infatti, sancisce il ritorno discografico, dopo solo un anno di assenza a dire il vero, del combo madrileno, nuovamente protagonista con il suo caratteristico symphonic prog-power di ottima fattura, caratterizzato da un elevato tasso tecnico, aggressività, epicità, repentini cambi di ritmica, ma anche da tantissima melodia, che viene curata nei minimi dettagli.
Del resto, non è un mistero che la formazione spagnola citi esplicitamente, tra le proprie muse ispiratrici, bands del calibro di Stratovarius (maestri per antonomasia della composizione melodica nel power metal), Sonata Arctica (i primi, sia ben chiaro!), Galneryus (a cui il combo iberico si ispira chiaramente dal punto di vista della tecnica, dell’incisitivtà dei riffs e dei cambi di tempo), ma anche i “nostri” Rhapsody (per quanto concerne le parti sinfonico-orchestrali).
In questo nuovo disco dei
Phoenix Rising, guidati ancora una volta dai soliti
Miguel Gonzalez (voce e chitarra),
Daniel Martinez (chitarra solista),
Jesus Martin (tastiere), a cui si affiancano i nuovi arrivati
Cristian Rodriguez (basso) e
Carlos Vivas (batteria), troviamo veramente di tutto e di più: dalla magniloquenza di brani quali la intro e la title-track, all’aggressività di pezzi come
La Luna De Sangre,
Deriva Speranza e
Acterhuis, passando per tracce palesemente influenzate dal classico power nordeuropeo quali
El Temor De Un Hombre Sabio (quasi inquietante la sua somiglianza con Wolf & Raven dei Sonata Arctica, nel giro di tastiere e chitarra) o ancora
El Doblon De La Muerte, che parte le lenta per poi crescere di pathos e nelle partiture ritmiche.
Il trait d’union di tutti questi brani, come si diceva poc'anzi, è rappresentato dall’attenzione certosina che viene riservata alle azzeccatissime composizioni melodiche che, nelle conclusive
Ira Ciega e
El Caminante, assumono delle connotazioni fortemente introspettive e malinconiche (di "stratovariusiana" memoria), innalzando il tasso emotivo dell’album.
Acta Est Fabula si rivela un lavoro veramente ben riuscito, in cui i
Phoenix Rising riescono a condensare, in 10 tracce spalmante a loro volta in poco più di 48 minuti, tutto il meglio che hanno saputo esprimere già nei loro precedenti 3 lavori, ma in maniera più mirata e senza alcun calo di tensione, dando luogo ad un album convincente ed ispirato, la cui bellezza riesce perfino a mettere in secondo piano il tanto disprezzato (ahimè, mio limite, lo ribadisco) cantato in lingua madre!