Copertina 4

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2007
Durata:74 min.
Etichetta:Magic Circle
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. OVERTURE TO HYMN OF THE IMMORTAL WARRIORS
  2. THE ASCENSION
  3. KING OF KINGS
  4. ARMY OF THE DEAD PART I
  5. SLEIPNIR
  6. LOKI GOD OF FIRE
  7. BLOOD BROTHERS
  8. OVERTURE TO ODIN
  9. THE BLOOD OF ODIN
  10. SONS OF ODIN
  11. GLORY, MAJESTY, UNITIY
  12. GODS OF WAR
  13. ARMY OF THE DEAD PART II
  14. ODIN
  15. HYMN OF THE IMMORTAL WARRIORS
  16. DIE FOR METAL (BONUS TRACK)

Line up

  • Eric Adams: vocals
  • Joey De Maio: bass
  • Karl Logan: guitars
  • Scott Columbus: drums

Voto medio utenti

Luca Signorelli, storico direttore di Metal Hammer Italia, nonché critico musicale tra i più seri e competenti allora in circolazione, ebbe a scrivere nel suo indispensabile (e temo introvabile!) libro “L’estetica del metallaro”, che i Manowar “stanno al mondo del metal quanto l’opera omnia di Schwarzenegger sta al cinema”. All’epoca avevo trovato un po’ eccessiva quella definizione, ma oggi, dopo essere miracolosamente sopravvissuto all’ascolto integrale di “Gods of war” (ho trovato la mia medicina contro l’insonnia!) non posso che trovarmi ad aggiornarla scrivendo che i Manowar stanno all’heavy metal quanto film come “The day after tomorrow” o “La guerra dei mondi” stanno al cinema: effetti speciali di grido, scene catastrofiche e roboanti, a coprire una povertà di sostanza pressoché totale…
Già, perché se ogni musicista in erba avesse in banca la quantità di denaro posseduta da Joey De Maio e soci, probabilmente anche i loro prodotti suonerebbero come la decima fatica dei Manowar. E probabilmente sarebbero anche meglio. Il problema, che ci crediate o no, sta tutto qui: che i quattro americani paladini del “true metal” non hanno capito che non basta un’orchestra di migliaia di elementi e una produzione bombastica per trasformare una cagata in capolavoro. Come dire, se metti al mio cane la maglia di Kakà non è che questo si mette a giocare a calcio (per questa immagine orrenda siete autorizzati a spararmi!)…
C’è stato un tempo, ben prima che io arrivassi all’età della ragione, in cui i dischi dei Manowar erano grezzi e maledettamente imprecisi, avevano un suono che peggiore non si poteva, eppure ti facevano piangere ogni volta come un bambino. “Secrets of steel”, “Gates of Valhalla”, “Army of the immortals”, “Battle hymn”, “Guyana”, “Bridge of death” (e potrei continuare fino allo sfinimento) non avevano l’orchestra, non si avvalevano di cento sovraincisioni, non avevano questi suoni così potenti e maestosi, eppure, chissà perchè, erano dei capolavori. Forse perché la magia trasudava direttamente dalla chitarra di Ross the Boss, dal basso di Joey De Maio, dalle parti vocali da brividi di Eric Adams: la magia era dentro i pezzi, non fuori. Quello sì che era epic, quello sì che era true.
Che cosa sono diventati ora i Manowar, da almeno dieci anni a questa parte? Un gruppo in palese calo di ispirazione, privo di idee, che cerca di coprire questa imbarazzante situazione producendo dvd curatissimi, ricchissimi di materiale ma assolutamente inutili (mi piacerebbe sapere quanti di voi hanno a casa tutti i capitoli di “Hell on earth”… io francamente ho comprato solo il secondo!), salvo poi pubblicare un disco nuovo ogni sei anni o giù di lì. Disco che, tra cover e interludi strumentali, non contiene mai più di cinque o sei pezzi veri e propri. E come sono questi pezzi? Canzonette senz’anima, nulla di più! Andiamo, vorrete mica paragonare cose come “Sleipnir”, “Loki god of fire” o “Odin” ad uno qualsiasi dei titoli citati qui sopra? Sono gradevoli, va bene, ci sono delle strofe potenti e dei ritornelli orecchiabili, ma quante band sono capaci di farlo? E sorvolo volutamente sugli episodi già contenuti nell’ep “Sons of Odin”: ma secondo voi un gruppo che proclama “death to false metal” poi scrive “king of kings”? Francamente io mi sento preso per il culo! Se l’avessero scritta i Majesty o gli Wizard quanto li avremmo insultati? Però se la fanno i Manowar va tutto bene? Ma per favore!
Francamente non mi va giù che un gruppo che ha fatto la storia di questa musica, che ha scritto dei capolavori di proporzioni inenarrabili, se la possa cavare registrando 74 minuti di musica, dei quali più della metà sono occupati da composizioni orchestrali lunghe, ampollose, prolisse (ci sono due intro! Due, vi rendete conto?), e dai soliti e banali sproloqui su quanto sono potenti gli dei nordici (ogni tema, per quanto abusato, è affascinante se uno lo affronta in un certo modo, ma è evidente che non è il loro caso) e su quanto sono “true” coloro che combattono e muoiono in battaglia nel nome di Odino e del metal (“The warrior’s prayer” è vecchia di vent’anni e basta da sola, parola mia!).
Ovviamente ci sarà gente che ancora una volta griderà al capolavoro, che si inchinerà ai veri dei e saccheggerà gli scaffali dei negozi. Ognuno ha le sue passioni, e chi può capirlo meglio di me, che ho sbavato dietro all’ultimo, ultrastroncato disco dei Maiden? Perciò, non me ne vogliano i fan della band, ma permettetemi di rimanere fedele al mio giudizio: i veri Manowar sono finiti con “Sign of the hammer”, e dopo lo scempio di “Fighting the world” (che però diventa quasi accettabile se paragonato a questo!) non hanno fatto altro che riproporre all’infinito la formula di “Kings of metal”: d’accordo, quello era un bel disco, ma alla quarta volta che lo risuoni uguale…
Cari Joey, Eric, Scott e Carl: smettiamola di chiamare genialità la vostra assoluta incapacità di riempire un cd con canzoni vere. Non parlatemi più di quanto siete bravi, buoni e belli, e di quanto amate i vostri fan. Dopo averli fatto aspettare cinque anni e averli fatto trovare tra le mani un prodotto del genere, l’unica cosa che potete fare per loro è un bel concerto d’addio…
Recensione a cura di Luca Franceschini
una porcata

che noia,! ormai sono un gruppo di vecchi mestieranti, che fanno solo folklore. se penso che quando uscì fighting the world fu stronacto pesantemente (e invece era un buon album, anche se il peggiore fino ad allora). che dire di questo lavoro: che i manowar hanno stufato, non hanno più idee ma molta furbizia e faccia tosta ... true metal people.... true american express people ..... il conto in banca è importante, altrimenti le harley come camminano? meglio riascoltare battle hymns!

Manowar - Gods Of War

Un album grandioso come soltanto i Manowar potevano fare. Un concept devastante con brani che entreranno nella leggenda.

occasione sprecata...belle canzoni, scaletta e intermezzi assurdi.

le canzoni nel bene e nel male sono tutte belle, con picchi eccelsi quali "Sons of Odin", "Blood brothers" e la title-track. Peccato però che quasi tutte le sturmental siano davvero inutili, mentre la scaletta del disco risulta un pò confusionaria. Comunque quando vogliono i Manowar ci sanno ancora fare, eccome! HAIL AND KILL.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 13 lug 2016 alle 09:24

Al di la' del tribute album ad Odino "Gods of war"(2007), i blasonati fondatori(insieme ai Virgin Steele)dell'epic metal Manowar hanno saputo creare uno stile che afferra i principi dell'hard&heavy contaminandoli di True power metal.Musica non veicolata dai Mass Media e tematiche underground ricorrono nei testi come rapporto tra Fantasy fiction ed immaginazionein particolar modo germanica.La epic heavy metal band,infatti,rammenta narrazioni mitologiche e di letteratura speculativa fondata sugli dei scandinavi e dell'antico mondo ellenico; perlopiu' un tema gradito e spesso ricorrente sulla figura delle donne come utopiche rappresentazioni per soddisfare i piacere sessuali del maschio e circondata dai suoi fieri mallevadori.Gli albums ritenuti di maggior importanza sono quelli usciti durante gli 80s rimbombano di entusiasmanti sonorita' classic heavy metal sicche' presentano celeberrimi anthems e riffs ricchi di pathos(songs sensibilmente migliori di quelle composte nei nineties) tra cui si ficcano prepotentemente in testa "Dark Avenger","Gates of Valhalla","Hail to England","Sign of the hammer","Fighting the world","Heart of steel".

Inserito il 24 feb 2011 alle 11:42

I Manowar sono diventati una vera e propria istituzione, di solito sono molto critica per quelli che diventano dei fenomeni cultural-musicali... Ma nel caso specifico... Qualsiasi cosa buttino fuori, riesce a piacermi!!! Non me lo spiego nemmeno io

Inserito il 09 lug 2008 alle 19:47

Recensione opinabile quanto a interpretazione, non certo quanto a contenuto o stile. Complimenti vivissimi a Luca.

Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.