Rock italiano. Chi mi conosce sa quanto io sia scettico nei confronti di questa musica, che tranne rarissime eccezioni considero costruita a tavolino per riempire le classifiche di questo paese sempre più alla deriva dal punto di vista artistico. Ovvio che la mia passione per il metal estremo non aiuti a pormi nello stato d'animo giusto per apprezzare opere di tale genere, ma visto che il caro Sergio insiste nel mandarmi demo che non c'entrano nulla con i miei ascolti abituali sarà meglio che io mi avvicini almeno obiettivamente all'album in questione. Potrei dire che non tutto il male viene per nuocere, visto che a volte a spaziare fuori dai propri orizzonti si finisce per trovare qualcosa di piacevole, e a cui non si avrebbe mai prestato attenzione. Come l'album di questi Disfunzione (no, non pensate subito a quelle mail di spam che ricevete quotidianamente nella casella di posta) che provano a reinterpretare il concetto di rock italiano con questo "Il Ragazzo di Berlino", che a occhio e croce pesca a mani aperte dalla scena inglese. Non mi butto in paragoni azzardati, visto che non si tratta del mio campo di competenza, ma certo non ci muoviamo su territori inediti... fortunatamente la perizia tecnica e una certa intelligenza nel songwriting aiutano a non ridurre tutto ciò a qualcosa di già sentito. Notevole il lavoro di tutti gli strumentisti, ma segnalo in particolare l'ottimo lavoro chitarristico e la sezione ritmica precisa e puntuale (senza esagerare, a tratti mi sono tornati alla mente gli U2). Quando queste caratteristiche si fondono insieme alla perfezione escono i migliori momenti per la band nostrana: la title-track, "La Manifestazione", "Sunny Day" la stessa opener sono splendidi esempi di cosa possano fare riff ben congegnati in un impianto collaudato che segua gli schemi della forma canzone. Le perplessità mi sono venute durante l'ascolto di brani più mosci, che sembrano fungere da filler soprattutto verso la fine, e che purtroppo mi hanno riportato alla mente quel rock italiano da classifica di cui parlavo in apertura. Pezzi buoni per un'estate, se va bene... Per il resto non si possono che fare complimenti a una band giovane, ma che sa già muoversi con discreta disinvoltura in un terreno affollato e certo non facile da intepretare con personalità.
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