Risalire lentamente dopo un periodo un po' buio. E' capitato a tutti, ma alla fine la luce si trova sempre. Ora, mettendo da parte un attimo queste citazioni filosofiche stile Facebook primi anni 2010, è un concetto che si addice molto alla carriera dei
Burning Point, almeno dal terzo disco in poi. Ho avuto modo di risentire, prima di partire con lo stilare questa recensione, i primi due dischi della band finlandese, rispettivamente
"Salvation By Fire" del 2001, e
"Feeding The Flames" del 2003. Uscite che, non certo definibili come capolavori, erano comunque degli ascolti obbligati per tutti gli amanti di Power Metal melodico con ritmiche serrate. Da lì in poi, i
Burning Point si sono come seduti sugli allori, o potremmo anche dire standardizzati, proponendo una sequela di dischi fotocopia dei due citati poc'anzi, e rimanendo fermi in questo limbo.
Ebbene, con il nuovo
"Arsonist Of The Soul" si comincia a vedere, finalmente, un ritrovo di ispirazione che in quasi 50 minuti di musica riesce a donare all'ascoltatore ritornelli coinvolgenti, riff non anonimi, e anche tocchi di epicità qua e là. Terzo disco uscito per la
AFM Records, dai tempi dell'omonimo
"Burning Point" del 2015, la band sembra aver finalmente trovato una sorta di retta via.
Una prima parte caratterizza
"Arsonist Of The Soul" da pezzi veloci, immediati, dove oltre a una grande sezione ritmica delle chitarre si ha la presenza di tastiere che non vengono mai messe in troppa luce, come nell'iniziale
"Blast From The Past" o
"Rulers Of The Universe". Spicca durante tutto l'album la voce di
Luca Storniolo, presente nella band dal 2019, e che va a sostituire
Nitte Valo, che aveva registrato i due dischi precedenti a questo. Acuta ma non troppo, con un gran carisma, e che ben si sposa con i riff del disco, basti ascoltare
"Persona Non Grata", o l'ottimo mid-tempo
"Fire With Fire". Andando nella seconda parte,
"Arsonist Of The Soul" cala leggermente, con le finali
"Will I Rise" e
"Eternal Life" carine, ma che non riescono a rimanere impresse come invece fanno la scattante
"Hit The Night" e la successiva
"Running In The Darkness".
Mi verrebbe da dire era ora, i
Burning Point sono tornati sui binari giusti, e speriamo che i 5 anni di pausa dal precedente
"The Blaze" siano bastati per far ricaricare le pile alla band, e restare su questi livelli qualitativi. Promossi.
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