Com’è strana la vita a volte, ascoltando, riascoltando e riscoprendo certe band e certi lavori ti chiedi come sia possibile che esse non siano praticamente MAI riuscite ad agguantare il successo commerciale e le luci della ribalta, rimanendo dei validi artisti di mezzo: non dei perfetti sconosciuti da essere considerati underground, anzi, ma al tempo stesso troppo di culto per essere considerati di massa.
Questo di fatto è il triste destino dei
Trouble che nemmeno con la collaborazione di un “
Re Mida della console” come
Rick Rubin riuscirono a sfondare, seppur
“Trouble” del ’90 e
“Manic Frustation” di due anni dopo, siano a tutti gli effetti due capolavori di rovente Hard Rock/Stoner.
Con questa nuova release discografica del 2021 l'ottima
Hammerheart ci fa riscoprire due episodi minori della discografia del gruppo americano, ma che con il senno di poi contengono tanta musica di qualità che i fans del gruppo apprezzeranno e pure parecchio.
Partiamo innanzitutto da
“One for the Road” un Ep del ’94 stampato in sole 1500 copie e che la band vendeva ai concerti: un ponte tra il capolavoro
“Manic Frustation” ed il buon
“Plastic Green Head” nel quale troviamo quell’Hard Rock impregnato di Stoner e Psichedelia che tanta fortuna artistica ha dato ai
Trouble.
La cinquina iniziale restituisce all’ascoltatore una ventina di minuta di musica ispirata che con i riffs di chitarra grassi e le melodie vocali accattivanti conquista l’ascoltatore.
Nella versione In LP si è limitati a questo, mentre nella versione CD abbiamo un secondo supporto con l’inclusione dell’Ep
“Unplugged” uscito originariamente nel 2007, ma qui presente nella versione del 2009 con quattro (ottime) bonus track semi unplugged fatte tra il ’91 e il ‘92. E se nel primo dischetto i risultati sono buoni, beh qui spesso si sfiora l’eccellenza facendoci ricordare la grande classe di questo gruppo e facendoci domandare come sia possibile che non siano praticamente mai riusciti a sconfinare nel mainstream Rock/Metal dell’epoca.
Innanzitutto
Eric Wagner (
recentemente scomparso…) è un interprete con la “I” maiuscola: la sua ugola spesso e volentieri si è distinta per essere grezza, sgraziata e riusciva a fendere l’aria come un coccio di vetro si addentra nella carne, ma qui abbassa il suo range vocale, dà nuove tonalità alla sua voce, donando quindi nuovi colori e sensazioni alla musica con una voce che sa essere affabile, più intima e pacata.
La pacifica
“Rain”, la drammatica
“Requiem”, la divertente
“Smile” già da sole varrebbero il prezzo del biglietto, poi se contiamo pure le meravigliose riletture Folk di
“Flowers” e
“Misery” puntellate di tanto in tanto da un delicato pianoforte…
E per una volta tanto pollice su anche per le bonus tracks che seppur siano dei falsi unplugged, aggiungono altra carne al fuoco molto ben cotta tra le quali a mio parere spicca la focosa e ficcante
“Waiting for the Sun”.
Tante belle lodi sono state fatte fino ad ora e vi starete chiedendo se state effettivamente leggendo la recensione giusta visto il voto in calce, ma adesso purtroppo cominciano i dolori, perché su certe scelte commerciali casca l’asino e lo dico con la morte nel cuore: se difatti l’edizione CD di questa che a conti fatti è una raccolta, contiene entrambe le parti, non si capisce esattamente perché la versione LP invece sia stata completamente tagliata del pregevole
“Unplugged”. O meglio, probabilmente si saranno fatti i conti in tasca e avranno previsto che l’operazione non valeva la candela, ma almeno per chi compra il vinile sarebbe stato auspicabile inserire un voucher con cui poter scaricare la parte mancante della raccolta, sarebbe stato un contentino certo, ma almeno non si avrebbe avuto tra le mani una raccolta completamente monca.
All’inizio avevo intenzione di dare un paraculissimo “senza voto” perché non me la sentivo di stroncare un lavoro che contiene musica di un certo livello, specialmente per la parte in acustico che è tra le poche cose realmente riuscite di queste operazioni, ma al tempo stesso non mi sembra giusto premiare un’operazione del genere: per gli amanti dei numerini facciamo che se la versione in vinile vale un 0 tondo tondo, quella in CD potrebbe pure strapparsi un bel 7,5 (7 al lavoro del ’94 e 8 quello del 2007), dopotutto con che faccia potrei consigliarvi l’edizione che quasi sicuramente costerà di più e che di contro vi darà di meno?
Vergognoso che nel 2021 e con un mercato discografico devastato dallo streaming musicale si facciano certe scelte che altro non sono che uno schiaffo verso chiunque continua a comprare in formato fisico: in casi come questo l’acquirente ha un potere enorme tra le mani, quindi diamo un segnale forte e lasciamo che la versione in vinile prenda polvere sugli scaffali virtuali e non, cerchiamo di non premiare strategie che vanno a danneggiare il consumatore finale.
Hammerheart, ma cosa diamine combini?!
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