Copertina 5,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2021
Durata:56 min.
Etichetta:Frontiers Records

Tracklist

  1. LONELY EYE MOVEMENT
  2. MAN WITHOUT FEAR
  3. IMPOSTOR
  4. DESTINATION HEAVEN
  5. WAITING FOR THE STORM
  6. IN THE ABSENCE OF HOLINESS
  7. MIRROR MAZE
  8. HANDS OF SALVATION
  9. STROBOSCOPE LIFE
  10. MARTIAL HEARTS
  11. WOOD AND WIND

Line up

  • Carsten 'Lizard' Schulz: vocals
  • Shad Mae: guitars
  • Gwen Kerjan: guitars
  • Jorris Guilbaud: keyboards
  • Geoffrey 'Shob' Neau: bass
  • Benjamin Lesous: drums

Voto medio utenti

Secondo album in studio per i francesi Devoid, passati per l'occasione dalla Melodic Rock Records alla Frontiers Records, la quale pubblica la nuova fatica della band in questo 2021, "Lonely Eye Movement". Cambia quindi l'etichetta, ma non di molto la sostanza, dato che la proposta della band continua ad incentrarsi su un heavy metal dai tratti molto moderni, con uno spiccata attitudine per la melodia. Diciamo che già sul precedente "Cup Of Tears" del 2017, i Devoid erano riusciti in qualche modo a farsi notare, soprattutto grazie ad alcuni pezzi dal piglio decisamente catchy e facilmente assimilabili, come potevano essere l'iniziale "Soldiers" o "Colours Fade To Grey".

Non che su "Lonely Eye Movement" questi passaggi manchino, sia chiaro. L'impressione ad un primo ascolto però, è quella di un disco che nasconde l'energia che dovrebbe tirare fuori, optando più per tanti, tantissimi riff fatti passare per pesanti e moderni, che si susseguono uno dietro l'altro senza un vero e proprio filo logico.



"Man Without Fear", "Martial Hearts", la stessa Titletrack, tutte canzoni che in un primo momento sembrano anche convincere, affossate però in primis da una produzione priva di qualsivoglia personalità, e in secondo luogo da quei riff che come detto, sanno di nulla. "Destination Heaven" ricorda un po' i lavori degli ultimi Pretty Maids o dei Pink Cream 69, fermandosi purtroppo alla sola melodia azzeccata, cosa che ancora si ripete in "In The Absence Of Holiness", dove però la voce energica di Carsten Schulz salva il salvabile. Da mettere in conto anche la durata dei pezzi, che viaggiano quasi tutti tra i 4 e i 6 minuti, e dove nella maggior parte i primi 60 secondi servono a costruire una sorta di intro, totalmente inutile a parere di chi scrive, e che allunga eccessivamente il brodo per un disco di per sé, già non particolarmente riuscito.

"Lonely Eye Movement" potrebbe stuzzicare la curiosità di alcuni amanti delle sonorità più melodiche, ma non aspettatevi di sentire canzoni particolarmente ispirate o coinvolgenti, purtroppo i Devoid hanno deciso di puntare più sull'indurimento del sound, sacrificando in molti aspetti la melodia.

Recensione a cura di Francesco Metelli
Ah. (parte II)

Per me è uno degli album dell'anno nel progressive, fate vobis. Come fare un bell'album senza stracciare i coglioni (ogni riferimento alla band più sopravvalutata della storia è voluto).

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