Earthless - Live in the Mojave Desert (Vol.1)

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2021
Durata:77 min.
Etichetta:Heavy Psych Sounds

Tracklist

  1. VIOLENCE OF THE RED SEA
  2. SONIC PRAYER
  3. LOST IN THE COLD SUN

Line up

  • Isaiah Mitchell: guitar
  • Mike Eginton: bass
  • Mario Rubalcaba: drums

Voto medio utenti

Rocce solitarie con milioni di anni alle spalle, immerse nella sabbia e circondate da alberelli rachitici e polverosi tumbleweeds. Sole abbacinante, caldo che toglie il respiro ed un cielo talmente azzurro e terso da sembrare dipinto. Questo è lo scenario naturale del Mojave Desert, California, dove si è svolta una performance musicale davvero particolare: cinque rock bands si sono esibite in quel remoto ed inospitale angolo di mondo per una serie di dischi/Dvd promossi da Heavy Psych Sounds come omaggio artistico al moderno Stonerock e Desert Sound.
Le formazioni coinvolte sono nomi stranoti in questo ambito: Earthless, Nebula, Spirit Mother, Stöner e Mountain Tamer. Il primo volume è dedicato ai monumentali Earthless, la psycho-trip band strumentale di San Diego.

Vero che nell'ultimo "Black heaven" (2018, Nuclear Blast) il trio ha deciso di introdurre le parti vocali per completare il proprio stile (e secondo me ha fatto benissimo..) ma è indubbio che il trio californiano pone le proprie radici nella psichedelia strumentale più libera e jammistica, che ha espresso in maniera mirabile nei lavori in studio ed ancora maggiormente in sede live. I loro concerti sono dei veri mantra elettrici, dove il senso del tempo e dello spazio si dilata attraverso la tempesta ipnotica e torrenziale del "wah" di Isaiah Mitchell e nella ritmica stuporosa della coppia Eginton - Rubalcaba. Gorghi sonici, viaggi musicali nell'infinito, luoghi dove perdersi ed allontanarsi dalla realtà quotidiana, scenari sospesi tra la mistica desertica e l'immaginifico cosmico, questa è l'essenza del rock degli Earthless. Non per tutti, certamente, ma chi riesce a lasciarsi trasportare da questo stile senza confini e limiti rischia facilmente la dipendenza.
Nel disco troviamo tre brani pantagruelici: di 16, 21 e ben 39 minuti di durata. "Violence of the red sea" è tratto da "From the ages" (2013, Tee Pee), "Sonic prayer" da "Rhythms from a cosmic sky" (2007, Tee Pee) e la gigantesca versione di "Lost in the cold sun" proviene dal leggendario "Sonic prayer" (2005, Gravity). Inutile provare a descriverli, sono dei trip ritualistici di neo-psichedelia immersa nello stoner e nella polvere del deserto. Si possono riconoscere passaggi Hendrixiani, cenni di primi Black Sabbath, citazioni di psych-rock settantiano, ma tutto viene dilatato e diluito in forma ipnotica ed avvolgente come pochi sono in grado di fare. Musica da ascoltare ad occhi chiusi, dondolandosi al fluire alluvionale delle spirali chitarristiche, facendosi incantare dall'atmosfera narcotica che trasmette una sensazione di libertà assoluta, mollando gli ormeggi terreni per librarsi verso orizzonti sconfinati. Un rock lontano da qualsiasi schema di contenimento, sovrabbondante ma al tempo stesso ammaliante, puro godimento lisergico.

Mi sarebbe piaciuto essere presente a questa performance, perchè in quello scenario isolato e solitario l'effetto onirico sarebbe risultato micidiale. Ma vale sicuramente la pena riviverla attraverso l'album, un "must-have" per i fans del gruppo e per gli amanti della neo-psichedelia contemporanea.

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