Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2006
Durata:38 min.
Etichetta:Dockyard1
Distribuzione:Edel

Tracklist

  1. CURE IN THE SHAPE OF NOISE
  2. BORN A DENIER
  3. LIFEBLOOD
  4. STONEFOG
  5. POWERGHOUL
  6. UNBROKEN
  7. BURN THE WORLD
  8. FACE THE BASTARD GOD
  9. DWELL IN BLACK
  10. SECOND RATE BLASPHEMER
  11. DENIAL OF PAIN

Line up

  • Anders Strokirk: guitar, vocals
  • Joakim Stabel: guitar
  • Fredrik Holmberg: bass
  • Chris Barkensjo: drums

Voto medio utenti

I Blackshine sono tornati con questo "Lifeblood", stavolta sotto l'insegna della Dockyard1, dopo una pausa di ben 5 anni dal loro ultimo album "Soulless & Proud". Iniziamo con il dire che questo quartetto di Stoccolma, come ormai di consueto per tutte le uscite recenti, ci propone uno stile di metal con vari richiami, neo-thrash alla Trivium, nonché elementi che si rifanno ai conterranei In Flames (che per carità sono sempre graditi ma è pur sempre una scelta stilistica, a mio parere, audace) e chi più ne ha più ne metta… Ma entriamo nel vivo dell'ascolto. Abbiamo una prima traccia che si intitola "Cure in the shape of noise", azzeccatissima come opener, che vede tempi veloci, ritornello semi-melodico e un bridge con arpeggio e una
buona ritmica alla “Metallica”, ma prendete questa affermazione con le pinze e con la dovuta cautela. Sul secondo pezzo si rallenta il tiro e qui si sente un inquietante e a tratti fastidioso cantato alla Rammstein; questa song rimane comunque alquanto sotto la media e senza particolari degni di nota. Sul terzo pezzo, la title-track "Lifeblood", abbiamo finalmente un insieme ben costruito e che rimane in testa senza tuttavia scadere
nell'ovvietà. Ma quello che si noterà da qui alla fine dell'album è un insieme sì lineare ma forse fin troppo, pezzi che non spiccano e che, alla lunga, finiscono per assomigliarsi un po' tutti, rischiando inevitabilmente
di annoiare. Prendiamo ad esempio "Powerghoul", ha un inizio interessante ma dopo pochi giri le idee sembrano finire, rimane in ogni caso un bel pezzo thrash. C'è da dire però che Anders Strokirk col possente e rauco timbro vocalico che si ritrova sarà la gioia degli amanti di Lemmy... o viceversa l'odio? Buone in ogni caso le sue metriche. La sesta traccia, "Unbroken", a un primo ascolto mi lascia uno strano sapore in bocca o meglio, nelle orecchie, sono un po' perplessa finchè capisco il perchè: il ritornello sia nei riff di chitarra che nella metrica sembra uno scopiazzamento di “A Tout
Le Monde” dei Megadeth… gran bel pezzo... quello dei Megadeth s'intende. Se invece volete sentire un bell'arpeggio beh c'è anche quello e lo trovate in
"Burn the world", e sì perchè "Lifeblood" è un coacervo di cose che prese singolarmente sono ottimi spunti sì, ma nell'insieme non riescono a dare un tono o comunque non trovano una giusta armonia. Forse i vari cambi di line up, i due divorzi con due diverse etichette alle spalle hanno costituito dei freni temporanei alla carriera della band e probabilmente anche alla loro
creatività, ma forse i Blackshine sono contenti così e di certo non si può dire che non abbiano un loro cospicuo seguito. Spero che alla prossima riescano a stupirmi e a spiazzarmi facendomi cambiare idea, mai dire mai.

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