Provengono dal Cile i tre ragazzi che hanno dato vita agli
Espada, formazione dedita ad un power metal VECCHIO stile e quando dico vecchio stile intendo BELLO STILE, perchè - almeno in questo - i vecchi tempi sono i bei tempi.
Niente plastica.
Niente barocchismi.
Niente frocerie (qui non siamo su facebook, si può dire).
HEAVY METAL di taglio classico, cantato in spagnolo, potente ed epico, fiero e battagliero: già dall'iniziale "
Peñasco gris" si intuisce che non siamo di fronte alla solita minestra, non foss'alto per la produzione!
Che certo ha dei difetti, ci mancherebbe altro, l'avranno registrato chissà dove ma DEO GRATIAS è diversa da mille altre, è efficace, è personale, è potente, se poi la chitarra poteva essere più alta o il rullante è troppo in evidenza o ha un suono sgraziato ma chi se ne frega che noi ascoltiamo il sacro metallo mica Justin Bieber.
Inutile sottolineare che in genere come questo la voce ha davvero un ruolo fondamentale e ci pensa il chitarrista dal cognome tipicamente cileno, ovvero
Nicolas Young, a mettersi dietro al microfono ed urlare come un forsennato con una voce che possiete stile, carisma e potenza, senza dimenticare la beceritudine che a fine anni '90 - inizio 2000 era un segno distintivo in positivo tra tutta la schiera di fantastiche band di seconda fascia, come
The Storyteller, Custard, Axenstar, Freternia, Wyvern, Nostradameus e tante altre che hanno reso così indimenticabile la scena power metal di quegli anni.
Il fatto che questo debut "
Caleu" peraltro sia un concept album, una scelta a dir poco fuori da ogni moda e trend odierno, dedicato alle leggende, le storie ed il folklore delle valli centrali del Cile, dona ancor più valore ad un opera che per un attimo ci rimette in armonia con tutte le cose che oggi non vanno nel metal music business, tipo le band che vendono le proprie birre, i Lego dei loro palchi, il caffè e le unghie finte, spostando completamente l'attenzione sul fottuto metal, certamente a volte ingenuo, esagerato, sgraziato ma il bello sta proprio lì.
Anche la chiusura del disco, affidata alla malinconica e struggente semiballad "
Solo Un Poco", è perfetta così come la durata di 45 minuti di tutto il disco: è il trionfo de "
i vecchi tempi sono i bei tempi".
Solo una cosa mi impedisce di assegnare un voto più alto, ovvero l'eccessiva ricerca a tutti i costi di (improbabili) passaggi più articolati su cui i nostri si perdono, o per immaturità o per non eccelse doti tecniche: il problema potrebbe essere agevolmente aggirato eliminandoli del tutto e facendo emergere appieno questa anima aggressive/becer che invece gli riesce a perfezione, grazie a riff coinvolgenti e linee vocali (olte che la voce di Nicolas) azzeccatissime.
In ogni caso ci siamo già capiti: se amate la
NWOTHM e non siete ostici all'uso della lingua spagnola, se amate i primi tre/quattro album dei
Tierra Santa, prima che la band di
Ángel si ingentilisse troppo, date una possibilità a questi ragazzi perchè la loro ancora incontaminata passione per l'heavy metal potrebbe davvero incontrare il vostro gusto e riaccendere ancora una volta la fiamma, se invece al contrario vi piacciono le batterie triggerate con il suono standard uguale per tutti lasciate stare che non fa proprio per voi.
If you can't feel it, you won't understand.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?