Quanto ci piace il power metal europeo di metà anni ’90? Tantissimo, da morire.
E la stessa risposta devono averla data i
Tales and Legends, band cagliaritana che esordisce sulla lunga distanza con questo “
Struggle of the Gods”, pubblicato dalla sempre efficace
Punishment 18 Records. Cagliaritana ma non al 100%, dato che alla voce troviamo
Patrick Selleby, già con
Bloodbound e
Shadowquest, nonché ospite su quel clamoroso “
Legend of the Starborn” dei
Veonity che, ahinoi, non sono mai più stati su quei livelli.
Con il suo timbro vocale molto simile al noto
Tobias Sammet e vista la proposta musicale di
Andrea Atzori e soci è assai immediato il collegamento ai primi
Edguy, prima che sciaguratamente si credessero una band hard rock, e talvolta il paragone è davvero scontato visto che le assonanze come nella omonima “
Tales and Legends” emergono in maniera forte e palese, al pari però della qualità di un brano davvero elevata, complice soprattutto un assolo stratosferico, assoli che saranno tra i punti forti di questo “Struggle of the Gods”.
Un disco che, mi piace sottolinearlo, adotta anche uno stilema necessario di quegli anni gloriosi per il power metal europeo (ed italiano), ovvero quello di presentare un concept album, mossa a dir poco controcorrente nella triste epopea della musica liquida in cui l’appetibilità di un brano deve avere la stessa longevità di un ghiacciolo sotto al sole estivo per non sollecitare eccessivamente le cellule cerebrali di un teenager cresciuto a suon di Spotify e Youtube.
Per fortuna i T&L se ne fregano e, anche tramite una splendida cover, si lanciano in un album che non ha come unica missione il revanscismo del power che fu, oggi divenuto un plastic metal in cui si fa a gara a sfoggiare buffe divise o le cantanti più avvenenti, ma che presenta diverse frecce al proprio arco, tra cui anche un amore per il neoclassico, rappresentato al meglio dalla strumentale “
Holy Temple” in cui vi apparirà un giovane
Yngwie dei primi anni ’90 ad impreziosire il tutto.
Al di la’ della intro, piuttosto inutile ma propedeutica per un concept, e di una produzione sufficiente ma che con altro budget avrebbe potuto arricchire ulteriormente il sound dei nostri (specie delle tastiere un poco sottotono ed è un peccato perché avrebbero potuto costruire degli ancor più splendidi duelli con le chitarre di
Carlo Figus), non ci sono punti deboli in questo “Struggle of the Gods”, strutturato in maniera equilibrata, privo di brani poco ispirati o sotto la media compositiva, ricco di richiami (vedi i vecchi
Rhapsody in “
Land of Thunder”, senza dubbio uno degli hilights dell'album) e che scivola in maniera fluida nonostante i quasi sessanta minuti di durata, certamente necessari per sviluppare la trama ed allo stesso tempo per questo variegati ed eclettici, passando da brani più diretti ed energici (splendida “
Return to Fly”), attraverso epici mid-tempos (la stratovariusana della prima ora “
Epic Ride of Horus”), ad altri più ariosi e sinfonici, l’immancabile power ballad “
Flames of the Fire”, fino ad arrivare alla titletrack ovvero la suite conclusiva (ehi ricordate? Siamo a fine ‘90s, la mega suite conclusiva è un must!) da dieci minuti, la ovvia summa della proposta dei T&L che – ne siamo certi – farà la felicità di chi è cresciuto sotto il meraviglioso e confortevole abbraccio di quell’indimenticabile power metal di 25 anni fa che rimane in ogni caso non solo patrimonio della nostra musica ma anche colonna sonora delle nostre vite e saldo nel nostro cuore.