Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:40 min.
Etichetta:Dying Victims Productions

Tracklist

  1. SUCCUBUS
  2. BLACK MARK
  3. IN SERVICE OF NO ONE
  4. NECROMANCY
  5. SATAN'S HAMMER
  6. DEMONIC POSSESSION
  7. LYCANTHRO KOMMANDO
  8. TOTAL DEATH
  9. I, WITCHFUKKER
  10. BLOODTHIRST

Line up

  • Soulcrusher: bass, vocals
  • Necrohammer: drums
  • Motörphallus: guitars, vocals

Voto medio utenti

Nati nel 2019, gli olandesi Destructo prendono in eredità tutte le influenze portate dai grandi come Bathory (i primi), Sarcofago, Vulcano, Slayer gli esordi dei Sepultura, e li condensano in questo debut album "Demonic Possession". Partiamo col dire che questa amalgama di generi non riesce proprio benissimo, ma comunque si sente in maniera abbastanza netta una passione che vive nella musica del suddetto album.

Dalla produzione, curata dal cantante stesso Motörphallus, alla copertina, fino alle foto promozionali. Puzza tutto di quel marciume Speed/Thrash metal metà anni 80' che ogni tanto ci vuole, giusto per riprendersi da quelle giornate no, o da dischi recenti che si sono aspettati per mesi e davanti ai quali si è poi avuta l'ennesima delusione. Nulla di eclatante, ma una bella botta di adrenalina che male non fa.

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E in riferimento a quest'ultimo punto, "Demonic Possession" adempie perfettamente al compito richiestogli. Oltre alle band sopracitate, non mancano riff alla Motorhead nelle varie "I, Witchfukker", "Black Mark", o "Necromancy". La voce ricorda molto da vicino quella del Mile Petrozza degli esordi, e in più di un momento vi verrà da chiedervi se stiate ascoltando una sorta di "Endless Pain" parte due. Bridge ben congegniati per un headbanging furioso nella Titletrack e "In Service Of No One" non fanno mancare un po' di varietà, se così vogliamo chiamarla, nel disco. Tutto chiuso dalla finale "Total Death", sparata a mille verso l'ascoltatore, un vero e proprio pugno in faccia della durata di tre minuti scarsi.

Non rimane molto da dire su "Demonic Possession", se avete un amore per i lavori marci, diretti, con odore di cantina ammuffita, allora questo è il disco che fa assolutamente per voi. Se invece amate le lunghe suite progressive, non guardatelo neanche da lontano.

Recensione a cura di Francesco Metelli

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