Peccato, occasione persa!
Non c’è niente da fare, questi ragazzi provenienti dall’Irlanda del Nord, giunti con
Epsilon Sky al quinto lavoro in studio, proprio non riescono a ingranare nonostante, nei precedenti “Cultural Dissonance” (2011) e “Delta Veridian” (2013), avessero mostrato qualche incoraggiante segnale di crescita.
Sto parlando dei
Sandstone di
Sean McBay (voce),
Dee Kivlehan e
Steeve McLaughlin (chitarre),
Thomas Alford (basso) e
Eamonn McNaught (batteria); una band dedita ad un sound perennemente a metà strada tra AOR, hard rock e heavy metal, con qualche spruzzata di prog-power, che tuttavia, a conti fatti, come si suol dire, non si rivela né carne e né pesce!
Sebbene la formazione britannica metta parecchio impegno in ciò che fa e sembra crederci per davvero, la qualità proposta dai nostri lascia onestamente parecchio a desiderare, mostrando tutti i limiti che già erano emersi in maniera abbastanza evidente nei primi lavori da studio; uno stile decisamente troppo ibrido, mai veramente incisivo, melodie stucchevoli infarcite, come se non bastasse, da atmosfere e fraseggi eccessivamente melensi e romantici (vedasi brani come
Cuts To You o la conclusiva
Critical) che talvolta, trasmettono la sensazione, alquanto sgradevole (almeno per un difensore del metallo puro) di ascoltare un Bryan Adams o roba simile, piuttosto che una band metal!
Del resto, questo è evidentemente il vero e proprio DNA musicale dei
Sandstone, inutile sperare in qualcosa di diverso anzi, quando la band cerca di appesantire il sound, come nell’iniziale
I Know Why, in
Worn Soul (scelti, non a caso, come singoli), ma soprattutto in
Dies Irae, che forse rimane il momento migliore di questo lavoro, non convince mai del tutto, tale indurimento delle composizioni sembra piuttosto una forzatura ed inevitabilmente, ciò che alla fine prevale e resta nelle orecchie dell’ascoltatore, sono comunque le solite melodie zuccherose e anche piuttosto banali, inserite all’interno di una cornice soffice come un marshmallow!
Talvolta, i nostri tentano di spezzare la monotonia, inserendo delle tracce più elaborate, come nel caso della sincopata
Silhouettes Drown o di
Fractured Time, che strizza vistosamente l’occhio a certi lavori passati Threshold, quelli meno ispirati del periodo di “Critical Mass”, per intenderci, ma tutto sommato, queste variazioni rispetto al tema centrale, non scuotono mai davvero l’atmosfera ed il mood di fondo rimane principalmente sempre abbastanza piatto.
In conclusione,
Epsilon Sky è un disco che può anche piacere, se apprezzate il rock più melenso, con una forte propensione melodica/romantica, ma se invece siete dei “True Defenders” allora andate oltre, questo lavoro non fa per voi e anzi, oggettivamente parlando, fa registrare un sensibile passo indietro rispetto ai due album precedenti, nonostante vi sia qualche spunto apprezzabile, ma fondamentalmente, alla resa dei conti, non lascia assolutamente il segno.
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