Diciamo le cose come stanno: questo è il miglior demo auto-prodotto che mi sia mai capitato di ascoltare. La band è molto giovane (età media: 20 anni), ma nonostante qualche lievissima ingenuità qua e là, si resta nel complesso su livelli altissimi per tutti i trenta minuti del lavoro. La proposta musicale del quintetto di Arona è quel power metal americano vicino agli indimenticabili Liege Lord e ai grandiosi Metal Church degli esordi, pur senza disdegnare aperture verso l'epic di vecchio stampo targato Omen. "Bones and Evil" è uno di quei lavori che ti fanno sbalzare dalla sedia, avvicinare allo stereo, alzare il volume a palla e cominciare un headbanging scatenato. La voce eccezionale di Fabio Privitera vi riporterà indietro di quasi vent'anni, con la sua timbrica da brivido vicina proprio a quella del memorabile Andy Michaud. La produzione di questo "Bones and Evil" è spettacolare, non tanto per la pulizia del suono o per una cristallina registrazione, quanto per le scelte sonore e per la resa globale dannatamente retrò; benché si tratti di un lavoro su supporto Cd, vi giuro che sembra di ascoltare quella rotondità incredibile che solo il vinile riesce a rendere, quella tridimensionalità che sulle grandi produzioni degli ultimi anni viene invece tagliata bruscamente da processi di mastering troppo esasperati. "Death Chariot", "Bloodsign" o la stessa title-track sono brani di puro US power metal che non potranno che procurarvi un brivido lungo la schiena; brani aggressivi ma drammatici, resi grandiosi dalla performance superba di Fabio dietro al microfono e dalle squisite chitarre di Sandro Capone ed Alex Azara, che si lanciano in un riffing scatenato tutt'altro che prevedibile e ottimamente curato anche in fase di arrangiamento, grazie a doppiature ed armonizzazioni geniali di grande impatto. Ed impresa ardua, se non titanica, è trovare le parole per descrivere un brano capolavoro quale "I Won't Die Everyday", toccante lento sorretto dalle dolci note di piano di Giulio Capone e interpretato magistralmente dal singer Fabio, che sulle parole "When you see a pixie out of here / understand that you're not alone" raggiunge un livello di espressività incredibile, tra rabbia e accorata sofferenza, rendendo nel migliore dei modi lo stupendo testo della song. A chiudere questo sei-tracce ecco "Bejelith", aggressivo brano governato dal possente drumming di Giulio Capone e dall'eccellente basso di Giorgio Novarino, qui particolarmente in mostra con il suo sei corde e fraseggi tecnici che non sfociano mai in aridi virtuosismi e che mantengono sempre quell'aggressività che caratterizza ogni brano dei Bejelit. Non mancano in quest'ultima traccia netti richiami al periodo più roccioso dei Savatage di un tempo, specialmente nella strofa, da perfetto manuale power americano d'annata. Un lavoro perfetto, insomma, suonato con quella passione e quella spontaneità così rara da trovare al giorno d'oggi. Grandi ragazzi, continuate così che l'Italia ha bisogno di gente come voi!
Contatti:
Bejelit c/o Sandro Capone Via Vittorio Veneto, 59 - 28041 Arona (NO)
e-mail:
bejelit83@libero.itwebsite: http://bejelit.has.it
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