Dopo una serie di demo, split e raccolte, esordiscono i canadesi
Nocturnal Prayer con un album che, fin da ora, si candida a titolo dell'anno... del resto l'etichetta che lo produce è la, per me, famigerata
Inferna Profundus Records specializzata in operazioni come questa.
Di che parlo?
Parlo di raw black metal, totalmente underground, lontanissimo da qualunque velleità commerciale, registrato in modalità lo-fi (anche se la qualità è buona) e devoto a quelli che erano i canoni del genere nei primi anni '90.
I
Nocturnal Prayer sono, dunque, depositari della "vecchia" nera fiamma ed il loro rifarsi a modelli ben precisi li rende molto poco originali sebbene l'album si faccia ascoltare con piacere perché le atmosfere create, in bilico tra oscurità, depressione e gelo, sono ben riuscite e perfette per questo genere di metallo estremo che senza le suddette atmosfere perde quasi completamente il proprio significato.
I canadesi riescono ad amalgamare, in modo avvincente e ben strutturato, rallentamenti di scuola doom e blast beats improvvisi con una patina sofferente (quasi DSBM) che ammanta tutto il lavoro portandoci spesso alla mente il Burzum più malato e regalandoci, di conseguenza, emozioni notturne e nebbiose che faranno la gioia di tutti i nostalgici di un suono tanto depravato quanto affascinante.
"Mutilation On The Bed Of Winter" non è certo un capolavoro, ma le sue inquietanti melodie, lo scream selvaggio, il riffing semplice ma ricco di ottime intuizioni, il ricorso a parti recitate dal sapore monastico e la costante sensazione di dolore che si respira in ogni nota, sono tutti tasselli che concorrono a creare brani sulfurei e dannatamente intriganti, i quali sono in grado di non annoiare mai l'ascoltatore che verrà, quindi, trasportato nel mondo di questi demoni in un viaggio senza luce e senza speranza.
Per i miei gusti, i
Nocturnal Prayer sono promossi ed il loro esordio girerà spesso nel mio lettore.
Ma io sono un nostalgico... voi?
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