Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2020
Durata:52 min.
Etichetta:Listenable Records

Tracklist

  1. THE PROPHET
  2. TO DUST
  3. NOTHINGNESS
  4. HOSANNA IN THE HIGHEST
  5. EPITOME
  6. THE REVERENCE
  7. THE VALLEY OF THE BLIND
  8. DEN OF INIQUITY
  9. GAIA
  10. INTO DISARRAY

Line up

  • SXIII: bass
  • ZIV: drums
  • PVIII: guitars
  • TVII: guitars
  • SAMCA: vocals

Voto medio utenti

Se il 2020 sta finendo con il computo totale di bei dischi nell’area estrema, l’anno che verrà conta già un centro a suo favore.
Esattamente, perché il nuovo album dei tedeschi Thron, che esce a tre anni di distanza dal precedente “Abysmal” segue il percorso segnato.
Qui non abbiamo rivoluzioni copernicane, ma tanta carne al fuoco (nero), l’album è un concentrato maligno e devoto di un certo modo tutto scandinavo di intendere il culto della nera fiamma.
L’apertura è affidata a “The Prophet”, già dalle prime note si capisce dove i nostri vadano a parare.
Brano che risente molto della scuola Dissection; attacco in blast beats con chitarre in tremolo per poi deviare in una cavalcata death/ black metal; bella la parte centrale più lenta ed atmosferica per poi di nuovo mordere senza pietà.
To dust”, apre con una chitarra melodica e malsana e una sfuriata made in sweden.
Brano che è un up tempo bello sostenuto con un gran lavoro di doppia cassa e sfuriate; il chorus ti entra in mente e ha un lavoro melodico di chitarra nei riffing, il solo è perfetto.
Hosanna in the highest” è uno dei brani migliori del disco; mid tempo nerissimo sostenuto da riffing dissonanti e un bel lavoro in tremolo con aggiunta di blast beats a condire il tutto.
Il brano cambia tempo vorticosamente, ma non perdendo di vista l’aspetto melodico e calibrando bene l’assalto.
Epitome”, è un pezzo breve e strumentale di poco più di due minuti dove l’atmosfera è da tregenda con un arpeggio melodico da chitarra malinconico.
“The reverence” invece non si fa nessun riguardo a pestare, brano in up tempo con in sottofondo un lavoro di chitarra arpeggiato.
La parte centrale più cadenzata tira fuori ancora la scuola svedese con un solo di gran classe.
La conclusiva “Into disarray”, è una cavalcata che paga ancora pegno verso la band del compianto Jon Nodtveit; l’uso del riffing è buono e il chorus è iroso e selvaggio con un bel movimento ritmico.
La parte centrale è cadenzata ed è colma di atmosfera caliginosa e malsana; sul finale le chitarre sono in grande spolvero melodico.
Se queste sono le premesse, ci aspetta un anno ricco di soddisfazioni; la band originaria del Baden-Württemberg, non scopiazza perché ci mette personalità seguendo il percorso tracciato più di venticinque anni fa da band rinomate, rispettate il culto, bravi Thron.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.