Inascoltabile.
Basterebbe questo unico, solitario, aggettivo per terminare la recensione di
“Parasitic intoxicant” dei
Primordial Ooze ma, siccome non sarebbe giusto né nei miei ma soprattutto nei vostri confronti, spenderò giusto il numero minimo di parole per descrivere il debutto di questo terzetto statunitense.
Suppongo che, almeno nelle intenzioni, la band desideri suonare un ibrido fra brutal e grindcore cercando di creare un brutale senso di disturbo nell’ascoltatore ma, de facto, crea solo una cacofonia indistinta, tenuta insieme da rumori casuali e tortura delle sei corde ed infine condita su una batteria programmata per pulsare al massimo.
In un paio di occasioni i
Primordial Ooze tentano di rientrare nei sentieri propri della musica cercando di dare una forma compiuta - vedi la lunghissima
“Cannabis Cannibalensia or the Obfuscation of the Supposed Forbidden Phenotypes Distant Realms of the Jungle”, in quella che dovrebbe essere una specie di suite ma di fatto due canzoni distinte incollate fra loro da rumore bianco - salvo poi ritornare nell’iniziale delirio senza capo né coda.
Nessuna traccia di genialità, nessuno spunto che giustifichi il tempo trascorso con loro.
Solitamente cerco sempre di trovare qualcosa di buono in ciò che ascolto, ma qui non si salva proprio nulla.
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