Da oltre un decennio gli argentini
Fulanno forniscono dignitosamente il proprio contributo alla piccola ma interessante scuola sudamericana di stoner rock, quella che comprende nomi storici come Los Natas, Ararat, Dragonauta ed emergenti come Luciferica, Iah, Poseidotica, Serpent Cobra.
I ragazzi di Coronda, Santa Fe, hanno all'attivo due album: "Velas negras" (2018) e "Nadie està a salvo del mal" (2020), ma qui parliamo della riedizione del loro primo Ep "
Hash negro en las misas funebres" uscito in edizione molto limitata nel 2016.
Sicuramente l'influenza dei Natas si sente parecchio, ad esempio nel passo lento e magnetico di "
En tu nombre". Una trip-song ipnotica che unisce ai profumi desertici una liquidità di fondo molto psichedelica, vocals distanti e mesmeriche in idioma locale, atmosfera riflessiva e sottilmente inquietante, un classico dell'interpretazione stoner a quelle latitudini.
Più pesante, cupa e sludgy la seguente "
Hash", dove le cadenze doom sono aggravate da una chitarra molto heavy, mentre "
Osciloscopio" esplora venature sperimentali ed atmosferiche. Un riffone sgranato accompagna cadenze funeree e la voce diventa quasi salmodiante, per un brano che sfiora la monotonia tossica. C'è un eco degli Electric Wizard, altro nome immancabile in questo contesto.
"
Hordas" è il pezzo più squadrato e massiccio, dove emerge il lato muscolare del trio, ed infine "
Perfume" torna sul sentiero Natas-oriented con il suo basso ultra-distorto e l'incedere ondulatorio che veicola uno stordimento rabbioso. Seconda parte acida e psych, per un episodio solido nella sua semplicità canonica.
In questo esordio c'erano ancora alcuni dettagli da definire, come è stato fatto in seguito, ma lascia intuire il buon potenziale degli argentini. La coloritura cupa e sconsolata dello stoner latino-americano qui è presente in tutta la sua pienezza, se vi piacciono le bands citate apprezzerete sicuramente anche i
Fulanno.
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