Il Male.Quante discussioni di natura teologica, sociale, filosofica o politica sono state fatte su questo tema?
Quanti esseri umani ne hanno subito il fascino o patito le conseguenze?
Chi di noi non si è mai posto l'eterno dilemma che scaturisce dalla dicotomia bene male?
Tante domande per una risposta che, concretamente, non esiste, o, meglio, non è certamente univoca.
Dunque, possiamo stabilire cosa sia il male?
Probabilmente no, ma se circoscriviamo la discussione all'arte e ad una forma estetica per raccontarne i contorni e gli umori, allora potremmo rispondere che la musica dei
Funeral Mist è una delle migliori, e più iconiche, rappresentazioni di questo concetto astratto ma dolorosamente reale.
"Deiform", quarto album di lunga durata di
Daniel Rostén, quello che, a conti fatti, è un moderno poeta maledetto, è, quindi, il
male.
Ne suoi sette brani se ne respira l'odore, se ne percepiscono le vibrazioni e se ne evidenziano le derivanti paure.
"Deiform" è l'essenza di tutto quello che è, o deriva, dal male assoluto.
Questo lavoro, che, come di consueto, esce nel silenzio più totale per
Norma Evangelium Diaboli, è purissimo black metal frutto della mente di un artista geniale, capace di riscrivere le coordinate del genere e di distruggere tutto e tutti con la sua proposta furiosa, contorta, lontana dall'umano sentire, e gonfia di ribollente odio e viscido sapore di incenso.
"Deiform" è, ancora ed ancora, l'ennesimo capolavoro di una band inaccessibile ed inimitabile, una band che si evolve pur restando se stessa, una band che mette sul pentagramma il nero assoluto, la follia di una mente diversa dalle altre, inquietanti squarci melodici, una furia iconoclasta sogno proibito di tante realtà estreme e che si fregia, dietro al microfono, di uno dei migliori cantanti di sempre, strepitoso per espressività e malignità, un cantante che, per quanto mi riguarda, è, di diritto, nella storia del metallo estremo, senza dimenticare, qualora fosse davvero possibile, la sua mano in fase di songwriting capace di iconizzare la violenza spirituale nella sua forma più cruda perché veicolata, realmente, da ciò che dimora negli abissi...
"In Here", qui.
"Deiform" non è un album solo da ascoltare o da comprendere, non è solo musica estrema, non è un semplice alternarsi di violenza senza fine ed atmosfere allucinanti e malate.
Non è, solo, una follia stratificata su più livelli fatti di suoni, nenie (
"Children of the Urn"), intermezzi Ambient e vari campioni che sono parte viva del tutto e caratteristiche "classiche" dei
Funeral Mist.
No.
Qui c'è il buco nero che inghiottirà il nostro mondo marcio lasciando a coloro che resteranno solo le macerie fumanti (
"In Ashes") e il ricordo di quello che non esiste più.
Daniel Rostén dipinge una nuova esperienza olistica in cui musica, arte e immagine sono intimamente connesse, e quindi vissute al meglio, sotto il dissacrante vessillo dell'ortodossia estrema.
Alzo il calice al male e brindo alla fine di tutto.