Direttamente da Bologna, vi presento (qualora non li conosceste già) i
Vade Aratro, ossia una delle più improbabili e riuscite incarnazioni di heavy metal classico e tematiche legate alla terra, che potremmo chiamare ‘
folk’, ma che per maggior correttezza io definirei ‘
rurali’. E sì, perché il nostro terzetto, sin dagli inizi usa la musica del dimonio per celebrare i rituali della terra, le leggende della pianura padana, e tutte le fiabe ed i miti legati alla terra, vero amore dei Vade Aratro. Quindi, per quanto mi riguarda, riducete al minimo la quota goliardica (pur inevitabilmente presente), perché qui i signori fanno sul serio, sciorinando conoscenza, tradizione, sottile ironia ed un uso sapiente delle parole.
Dal punto di vista musicale, siamo dalle parti di un heavy classico, che sa incazzarsi quando serve, ma sa anche distillarsi in punta di strumento per alcuni momenti particolarmente delicati. Peraltro, “
Agreste Celeste”, nuovo parto della band, è un lavoro lungo, ideato come un doppio LP e quindi composto da 4 ‘facciate’ (così ci sono arrivati in redazione i files mp3), e l’idea è proprio quella di seguire il ritmo delle stagioni. Mi sembra ovvio dirvi di non cercare qui tecnica o pulizia in fase di mastering: il suono degli Agreste Celeste DEVE essere così, rurale, un filo grezzo, sporco ma deciso, con la voce di
Marcello Magoni a farvi da cantastorie su canzoni che sanno intorcinarsi come i Jethro Tull (‘
Il Galletto Bianco’, una su tutte) o menare più decisamente (“
La festa del grano”, “
Alla Luna”), o semplicemente sciogliersi in una nenia d’altri tempi, come i tanti piccoli (ma importantissimi) brani ‘corti’ disseminati qua e là.
Insomma, heavy metal bello grezzo, testi che recuperano le leggende e le storie della campagna, una vena poetica innegabile ed un pizzico di ironia: “
Agreste Celeste” è un album da ascoltare, foss’altro per l’unicità della proposta.
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