Copertina 7

Info

Anno di uscita:2022
Durata:47 min.
Etichetta:Louder Than Loud Records
Distribuzione:GerMusica

Tracklist

  1. OTHER SIDE
  2. BALANCE
  3. ALWAYS THERE
  4. MEMENTO
  5. NEW WORLD DISORDER
  6. ELYSIUM
  7. VEIL OF INSANITY
  8. SPIRIT GHOST

Line up

  • Tom Wallace: drums
  • Steve Ray Potts: guitars
  • Derek Sherinian: guest keyboards
  • Tony Franklin: guest bass
  • Mark Hammond: guest vocals
  • Henrik Bath: guest vocals
  • Michael Sadler: guest vocals

Voto medio utenti

A volte, il nome di una band serve ad evocare qualcosa nell’ascoltatore, uno stato d’animo, una sensazione, un sentimento. In questo caso, serve proprio a spiegare il progetto che ci sta dietro!

Guild of Others, infatti, è la band di Tom Wallace (batteria) e Steve Potts (chitarra), che decidono di completare la line-up con ‘altri’, ospiti che arricchiscono la formazione in occasione di questo loro debutto omonimo. E non vanno mica a scegliere male: alle tastiere viene reclutato nientemeno che Derek Sherinian, e al basso fretless il grandissimo Tony Franklin; un terzetto di cantanti (Mark Hammond, Michael Sadler dei Saga e Henrik Bath dei Darkwater) completerà la formazione.
Come potrete aver intuito dai nomi coinvolti, “Guild of Others” suona prog-metal, ma in modo orecchiabile, potente sì ma mai esagerato nelle soluzioni, melodico e mai servo della tecnica, che pure non manca. Le composizioni si alternano come atmosfere, e se dovessi darvi delle stelle polari in questo caso scomoderei Spock’s Beard, qualcosa dei Rush, i Threshold forse. Buono soprattutto nella prima parte, l’album si affloscia un po' verso il finale, dove “Elysium” e “Spirit Host” non mi hanno fatto impazzire; ma non mancano affatto i bei momenti, e penso alla opener “Other Side”, a una “Balance” che fa molto Flower Kings, alla muscolosa “New World Disorder”.

Per bocca dei due soci fondatori, la Guild of Others ha già materiale per un altro album, e conta di reclutare altri ‘others’ per arricchire il bouquet, staremo a vedere; nel frattempo, possiamo goderci un album piacevole e senza grossi scossoni, che si beve bene e non lascia retrogusti amari.


Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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