Per quanti amano, come il sottoscritto, gli sviluppi dell’
AOR in senso
progressivo, gli
ZELBO rappresentano senz’altro un’altra importante occasione d’appagamento
cardio-uditivo di questo ricco e complicato 2021.
Cominciamo la disamina di “
In my dreams” in maniera perentoria a beneficio dei lettori più sbrigativi, mentre per tutti quelli che normalmente desiderano avere qualche dettaglio supplementare per indirizzare i propri ascolti aggiungiamo che questa formazione norvegese è al debutto e può contare su un paio di veterani della scena nordica, supportati da musicisti magari meno noti ma altrettanto preparati.
I nomi di
Dag Selboskar (Da Vinci, visto di recente anche con i Memoria Avenue) e
Ken Ingwersen (Evenrude, Rags, Street Legal,
Ken Hensley, Wonderworld, …) non saranno certo una novità per gli appassionati del genere e qualcosa mi dice che da oggi anche quelli di
Sturla Nostvik e, soprattutto,
Frode Vassel (emerso grazie a
The Voice), potranno essere inseriti tra gli “osservati speciali” di una fucina apparentemente inesauribile di talenti artistici.
La proposta, lo abbiamo già in parte accennato, trae ispirazione da Styx, Work of Art, Europe, GTR, Yes e World Trade, i quali, assieme agli stessi Da Vinci, delineano i “buoni maestri” di un suono cristallino, sofisticato ed elaborato, che non rinuncia al contempo di apparire accattivante e assimilabile senza sforzi.
Rilevando talune affinità d’intenti anche con i Cap Outrun, un’altra recente offerta sonora targata
Frontiers Music, non mi rimane che restare felicemente sorpreso dal modo in cui la voce di
Vassel (la quale, oltre a ostentare sfumature
Anderson-esche, mi ha ricordato il
modus operandi di
Max Bacon) pilota la fascinosa struttura armonica della
title-track dell’opera, pulsante, soave e incisiva, splendidamente sostenuta dall’eccellente prestazione di
Selboskar e
Ingwersen.
Il tocco Journey-
esco concesso a “
Fortune & fame” e “
Waiting for the end”, assieme alla bella "
Phoenix rising”, svela il lato più tipicamente
adulto del gruppo, e se “
Head’s down” unisce in maniera brillante melodramma, magniloquenza e affabilità, con “
Wild young and free” e “
Small town girl” la
band sconfina in territori romantici con risultati vagamente anonimi.
Andiamo meglio con le venature
Porpora di “
Get up get over it”, la delicata “
Beautiful flyaway”, non lontanissima da certe cose degli Ambrosia, e con “
Next flight to Venus”, in cui l’influenza degli immortali Styx si percepisce piuttosto nitidamente.
Chiusura riservata a “
Every little thing”, vaporoso e sontuoso sigillo di un programma assolutamente godibile, che con un pizzico di maggiore tensione comunicativa ed emotiva avrebbe fatto davvero sfracelli.
Insomma, anche se forse non simboleggia appieno un alloro su cui adagiarsi, “
In my dreams”, vale la pena ribadirlo anche in sede di commenti finali, pone gli
ZELBO nel novero dei pregevoli interpreti melodici dell’anno.