Ricorderete sicuramente “
Better days”, il precedente gioiellino sonoro sfornato da
Dion Bayman … no?
Male, significa che non seguite attentamente le nostre pagine (ma, volendo, potete recuperare
qui e
qui …) o che non vi piace il grande
rock sospeso tra suoni
adulti, frizzanti melodie
pop e le atmosfere tipiche del cantautorato nordamericano, quello che ha reso Bon Jovi,
Rick Springfield e
Bryan Adams protagonisti di un certo modo d’intendere l’intrattenimento musicale.
A beneficio di chi invece ha risposto positivamente al quesito iniziale (a cui indirizzo un caloroso plauso …) o si è eventualmente incuriosito dopo la “reprimenda”, segnalo con entusiasmo l’uscita di questo nuovo “
Alive”, in cui l’artista australiano, dopo la felice collaborazione con il “nostro” Burning Minds Music Group, riprende in completa autonomia l’intera gestione delle operazioni discografiche.
Un’autarchia (a quanto pare dettata esclusivamente, nonostante la reciproca soddisfazione, dall’abitudine del nostro a lavorare in questo modo …) che non sposta di una virgola la qualità del prodotto e propone ancora una volta una godibilissima collezione di canzoni solari e accattivanti, frutto di arrangiamenti di classe e calibrati in tutti i loro aspetti costitutivi.
Una “leggerezza” mai banale che punta su cori adescanti e non sacrifica eccessivamente il dinamismo dei temi, all’interno di una cifra stilistica che qualche anno fa avremmo tranquillamente chiamato “radiofonica” e che oggi purtroppo è invece sempre più difficile reperire in tale collocazione.
Fin dall’apertura affidata alla
title-track dell’opera, il principale intento artistico di
Bayman, equamente interessato a esaltare tanto la spensieratezza quanto l’intensità dei sentimenti, appare pienamente conseguito, e nel caso rimanesse qualche dubbio residuo ci pensano la vaporosa e coinvolgente struttura armonica di “
Waiting for that day”, l’emozionante tocco elegiaco di “
You will never know” e le vibrazioni vagamente Bon Jovi-
esche di “
One way ticket” a chiarire ancora meglio i termini della questione.
Giunti al momento dell’immancabile
power-ballad, si scopre che “
To die for” (con qualcosa dei Cheap Trick) risolve splendidamente l’impegnativo compito toccando nel profondo, per poi lasciare spazio a situazioni emotive maggiormente corroboranti e dilettevoli, concentrate nelle tinte pastello e nell’energia
hardeggiante di “
Breathless” e nei barlumi
funky di “
Something about you”.
La tangibile tensione espressiva profusa dalla crepuscolare “
Miracle” rende il brano il mio personale
best in class dell’
album, mentre leggermente meno efficaci appaiono “
Jaded” e l’afflato “epico” di “
Show you heaven”, tracce tuttavia in grado di solcare con una certa disinvoltura le onde radio.
“
Alive” è dunque un altro disco da promuovere a pieni voti, che certifica la presenza di
Dion Bayman tra gli artisti “veri”, genuini e maturi, i quali, indipendentemente da dove puntino le effimere “luci dei riflettori”, credono fermamente nel potere della buona musica e lo alimentano con il loro innato talento.
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