Copertina 6

Info

Anno di uscita:2021
Durata:48 min.
Etichetta:Pride & Joy Music

Tracklist

  1. FIGHTING TO LIVE
  2. ONE NIGHT IN PARADISE
  3. HOLD ON
  4. I’M IN HEAVEN
  5. ON FIRE
  6. BACK IN THE GAME
  7. ONCE IN A LIFETIME
  8. FIREDANCE
  9. STRANGER IN THE NIGHT
  10. IN THE CITY
  11. I LONG TO RISE

Line up

  • Emmanuel Creis: vocals
  • Yvan Guillevic: guitars
  • Jorris Guilbaud: keyboards
  • Dominique Braud: bass
  • Walter Français: drums

Voto medio utenti

Gli Heart Line sono francesi e suonano AOR, ispirandosi a maestri come Journey, Foreigner e Bad English … ammetto di essermi avvicinato al gruppo con la speranza di aggiungere il suo nome al novero dei pochi in grado di insidiare l’egemonia scandinava di settore e invece mi sa tanto che bisognerà puntare su qualcun altro per mettere in difficoltà in maniera consistente i dominatori melodici della vecchia Europa.
Le undici canzoni di “Back in the game” dipingono, infatti, l’immagine di una band discretamente preparata (soprattutto il chitarrista e mastermind Yvan Guillevic e il tastierista Jorris Guilbaud), ma troppo vincolata ai cliché più scontati del genere, incapace di “dominarli” adeguatamente intridendoli di quei “guizzi” espressivi che fanno la differenza in ambiti stilistici così collaudati e consolidati.
L’ugola di Emmanuel Creis, inoltre, seppur dotata di un timbro gradevole, non aiuta la “causa” attraverso trame vocali non sempre “a fuoco” (la prova nella romantica “Once in a lifetime”, per esempio, è assai apatica, per così dire …), emotivamente efficaci e sufficientemente carismatiche.
Intendiamoci, i transalpini non sono certamente i più scarsi del rockrama internazionale e complessivamente non è impossibile lasciarsi avvolgere dal clima crepuscolare di “Fighting to live” e di “Hold on”, per poi magari finire di apprezzare anche la Europe-esca (!) “One night in paradise”, la grinta di “Firedance” (potrebbe piacere ai fans degli Scorpions …) e la pulsante eleganza di “I long to rise".
Altrove, “I’m in heaven” e la title-track dell’opera cercano di ricalcare il celebre modello del “crescendo alla Journey” senza la dovuta tensione, la notturna “In the city” è un omaggio ai Foreigner privo del necessario pathos, l’afflato “enfatico” di “On fire” ha un che di artefatto e il tentativo di approccio al prog-metal di “Stranger in the night” appare incerto e quantomeno fuori luogo.
In definitiva, credo che quanto proposto al momento dagli Heart Line sia troppo poco per ambire a posizioni di vertice e forse anche solo per salvarsi dall’indifferenza … i ”primi della classe” possono dormire sonni tranquilli.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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