Per il suo debutto sulla lunga distanza il chitarrista
Marco Mattei non ha lesinato di certo sugli ospiti, avendo coinvolto nel suo
“Out Of Control” giganti del calibro di
Tony Levin, Pat Mastelotto e
Chad Wackerman.
Quello che viene descritto come
“un concept album sulle cose che non possiamo controllare” è un lavoro all’insegna della contaminazione, figlio del progressive che fu ma con gli occhi indiscutibilmente puntati verso il futuro.
Si parte con il pop bucolico ricercato e impreziosito dal sitar di
“Would I Be Me”, episodio che rievoca Cat Stevens e che fa il paio con
“I’ll Be Born”. Le influenze dei
King Crimson emergono nell’elettrica
“Picture In A Frame” e nella sperimentale
“Void”, mentre i Pink Floyd più lisergici fanno capolino in
“More Intense” e nella breve
“Hidden Gems”.
Per il resto, si tratta di composizioni assolutamente originali che spaziano dal country/folk (
“Lullaby For You”) all’alternative rock (
“Anymore”), passando per il blues dal gusto desertico (
“Tomorrow”, “After Tomorrow”) e il rock più soffuso e minimale (
“On Your Side”).
La conclusiva
“Gone” - tributo all’estro chitarristico di Andy Timmons - chiude in bellezza un lavoro vario e personale che non sfigura minimamente di fronte ad altre produzioni internazionali ben più blasonate.
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