Che i
Weserbergland krautrock non esistessero più lo si era già capito con il precedente
“Am Ende Der Welt”, lavoro a dir poco ostico e dirompente.
Con il nuovo
“Sacrae Symphoniae Nr. 1” il fondatore e mastermind del progetto
Ketil Vestrum Einarsen ha puntato ancora più in alto e deciso di racchiudere in poco meno di 40 minuti oltre cinque secoli di musica, spaziando dalla Venezia rinascimentale all’avanguardia tedesca degli Anni Settanta.
Il risultato, per quanto affascinante, è ipnotico, disorientante, a tratti inquietante, ma soprattutto - e oggettivamente - inqualificabile. Ascolto la suite dell’artista norvegese e penso ai
King Crimson, a Klaus Schulze, alle opere di Charles Ives o alla musica concreta strumentale di Helmut Lachenmann, faticando a trovare ulteriori appigli.
Oggi più di ieri, se i
Weserbergland sono alla vostra portata potete stabilirlo soltanto voi.
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